Si abbasseranno le serrande dei negozi di giocattoli con il celebre marchio Toys "R" Us negli Stati Uniti. La catena alza bandiera bianca davanti alla crisi. Prevista la chiusura o la vendita degli 800 punti vendita, con 33mila lavoratori a rischio. Dopo aver venduto giocattoli per 70 anni lo scorso settembre la catena americana ha avviato procedura di bancarotta, sperando di riuscire a proteggersi dai creditori e di poter reinvestire nei negozi. La mossa, però, non ha funzionato. E proprio per questo Toys ’R’ Us si vede costretto a liquidare tutti i punti vendita negli Stati Uniti. La conferma è arrivata dall’amministratore delegato, Dave Brandon, che in una dichiarazione ha parlato di "un giorno profondamente triste per noi come per milioni di bambini e famiglie che abbiamo servito negli ultimi 70 anni. Sono molti deluso dal risultato, ma non abbiamo più il supporto finanziario per continuare le operazioni negli Usa".
Fondata nel 1948, la compagnia è in amministrazione controllata da settembre, schiacciata dalla concorrenza delle vendite online e dai debiti (7 miliardi di dollari). Nel 2007 il gruppo fatturava 13,6 miliardi di dollari.
Toys "R" Usa ha 881 negozi solo negli Stati Uniti e circa 65mila dipendenti in tutto il mondo. Il braccio britannico della società aveva annunciato l’intenzione di attuare una "liquidazione ordinata" dei punti vendita nel Regno Unito, che sono circa un centinaio con 3.200 lavoratori impiegati. Quanto alle operazioni in Asia ed Europa, si stanno considerando le "opzioni alla luce di questo annuncio", si legge nella nota.
I punti vendita sono sparsi in tutto il mondo. Oltre che negli Usa saranno chiuse le attività anche in Canada, Giappone, Germania, Austria e Svizzera. Per ora resteranno aperti quelli in Polonia, Francia, Portogallo, Spagna e Australia.
"Se Toys R Us scomparirà negli Stati Uniti, l’innovazione sarà ferita",
aveva detto nei giorni scorsi Gerrick Johnson, un analista di BMO Capital Markets. Toys R Us infatti per decenni ha lanciato e testato i prodotti per una stagione, per poi passare alle catene di distribuzione più grandi.
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