Effetto Carlà sugli stilisti: "Parigi meglio di Milano"

Passerelle e polemiche. Lo stilista sardo Antonio Marras: la Francia ci sostiene. Giorgio Armani: qui ci si diverte di più. E Gigli sposta la collezione Oltralpe. "L'alta moda è un sogno"

Effetto Carlà sugli stilisti:  
"Parigi meglio di Milano"

Parigi - «In Italia i nuovi talenti della moda rischiano di morire, in Francia nonostante la crisi li incoraggiano a essere il più possibile creativi», sentenzia Antonio Marras reduce dalla prima sfilata maschile sulle passerelle parigine come direttore artistico globale del marchio Kenzo. «Milano ha appena avuto una delle stagioni più difficili per la moda uomo, mentre Parigi è tornata a raccontare con forza nuovi progetti di eleganza anche per l’altra metà del cielo» incalza il bravo stilista sardo.

«Non vorrei si ripetesse la storia dell’alta moda di Roma: era il centro del mondo ma adesso è totalmente defunta mentre sulle rive della Senna sembra più viva che mai. Forse gli industriali francesi, Bernard Arnault in testa, hanno capito come far profitto con la creatività, invece da noi hanno paura: mi chiedo chi potrebbe supportare un grande visionario come Galliano».

Formalmente ineccepibile, il discorso di Marras suona un po’ come una sviolinata al patron del Gruppo Lvmh che controlla anche Kenzo oltre a Dior e non ha avuto paura di far sfilare la collezione maschile del marchio che alla vendita costa un bel 25 per cento in più. Inevitabile chiamare in causa Giorgio Armani che sfila tanto a Milano quanto a Parigi con immenso successo. «I creativi italiani in Francia hanno trovato gli spazi giusti - dice il Maestro - forse in Italia manca la credibilità del sistema, ma ricordate che nessun marchio francese eccetto forse Chanel vende davvero prêt-à-porter, ovvero vestiti. Qui ci sono palazzi immensi e passerelle faraoniche funzionali solo al commercio di accessori, da noi si fa il business».

Si consuma così la stanca polemica sulle due capitali perennemente in guerra, con gli americani che sullo sfondo si fregano le mani. Qualcuno alza la posta e chiede ad Armani un parere sull’ipotesi di far sfilare l’alta moda sulle rive del Naviglio scippando così la scena a Roma. E re Giorgio serafico risponde: «Bisognerebbe domandare alle clienti.

Una cosa fa, viene a Parigi per la couture di Dior e Chanel e poi si fionda a Milano per vedere la sfilata della Curiel e il mio Privé?». Dire sante parole è poco. Con buona pace dei transfughi tra cui si registra uno strepitoso Romeo Gigli, di ritorno sulle passerelle francesi con la collezione uomo del suo nuovo marchio «io, ipse, idem».

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