Elisa trovata morta e seminuda: è mistero

PerugiaIl pilota dell’elicottero l’ha notata dall’alto. Sul greto del fiume, accanto a un campo arato. Una zona impervia, piena di fango, a Civitella Benazzone. E di melma era sporco il corpo. Elisa Benedetti 25 anni, abitante nel quartiere Meltina di Città di Castello, un diploma di ragioneria e un lavoro precario, era riversa sulla riva, fuori dell’acqua, del torrente Ventia, affluente del Tevere, senza vita. A terra poco prima erano stati trovati il cappellino e il giubbetto della ragazza. Lei, Elisa, era discinta, come fosse stata vittima veramente di una violenza sessuale, la stessa di cui, nella telefonata al 112, si era gridata vittima. Sul corpo, tuttavia, il medico legale Anna Verdelli e i carabinieri non hanno rilevato, almeno da una ricognizione esterna, segni significativi di violenza. Per cui il ventaglio di ipotesi che si presenta davanti agli investigatori coordinati dal sostituto procuratore Antonella Duchini è ampio. Non si può escludere, quindi, la morte naturale, che sembra l’ipotesi allo stato più verosimile.
La giovane è stata trovata riversa e seminuda a circa un chilometro dall’auto. Vagando nella notte, con il freddo e l’umidità che c’era, con il terrore di essersi persa, potrebbe aver subìto uno stress tale che, sommato all’alcol ingerito (la sua amica, Vanessa Coltrioli ha ammesso, con gli inquirenti, che al bar di Ponte Rio lei e Elisa avevano bevuto abbastanza), potrebbe aver scatenato una reazione fisica, tale da portare alla morte. Tra l’altro sembra che abbia anche attraversato il torrente Ventia e questo potrebbe aver facilitato l’ipotermia.
Ma gli inquirenti non sottovalutano neppure l’ipotesi del suicidio. Lo scorso novembre Elisa aveva perso la madre amatissima, colpita da un male incurabile fulminante, e questa perdita improvvisa e terribile (a seguito della quale la ragazza era stata presa in carico dai servizi sociali) potrebbe averla spinta nel baratro della depressione. Diverse sono le testimonianze di conoscenti e amici che sostengono che la ragazza era cambiata rispetto a prima. Per togliersi la vita potrebbe aver ingerito qualche sostanza narcotica o addirittura tossica per facilitare e rendere meno doloroso il trapasso. Anche il suo comportamento strano, anomalo, sembra condurre verso questa pista. L’essersi allontanata con l’auto dell’amica Vanessa senza una spiegazione e senza una ragione, tanto da sorprendere la sua stessa compagna, è un altro elemento che rafforza questo, che per ora, in mancanza di prove, resta un puro ragionamento.
Tuttavia dal ventaglio delle ipotesi non è stata scartata neppure quella più terribile: l’omicidio. E questo sulla scorta delle telefonate angosciate e confuse al 112 dei carabinieri in cui Elisa avrebbe detto prima di essersi persa e poi di essere stata stuprata da un gruppo di stranieri. Ma anche in forza della testimonianza di una signora che ha riferito alla polizia giudiziaria che in piena notte una ragazza prima aveva scampanellato alla sua porta di casa e poi era risalita velocemente in macchina per allontanarsi, seguita - questa la ricostruzione offerta - da due altre vetture. Di chi potevano essere le auto? Dei magrebini con i quali la giovane aveva trascorso parte della nottata al bar di Ponte Rio? Le dichiarazioni dei tre - di nazionalità tunisina - erano state messe a verbale già domenica sera dalla polizia giudiziaria. I tre avevano sostenuto di aver scambiato i numeri di telefono con le due tifernati, ma di essersi poi allontanati per i fatti loro (circostanza questa acclarata anche in base alle dichiarazioni del barista). I compagni di bevute, insomma, sono stati interrogati dei carabinieri e hanno fornito una serie di spiegazioni che per ora gli inquirenti hanno ritenuto convincenti. Nel bar c’erano dunque gli altri uomini che avevano «puntato» Elisa? E sono stati questi uomini a ucciderla? Restano gli interrogativi, per ora irrisolti.
Vanessa Coltrioli, 27 anni, l’amica di sempre, ancora choccata dall’accaduto, non sa darsi spiegazioni. «Al bar quei tre giovani nordafricani ci hanno fatto dei complimenti, delle avances, ma nulla di più. E quando siamo partite, nessuno ci ha seguite. Almeno non me ne sono accorta. Sul luogo dell’incidente, a Ponte Felcino, io era salita sull’auto della controparte per compilare il Cid e lei ha preso la mia auto e se n’è andata.

E anche lì non mi pare che nessuna macchina l’abbia seguita».
Per acquisire prove sulle possibili cause della morte, o almeno per escluderne alcune, bisognerà attendere l’esito della perizia autoptica, esami istologici e tossicologici compresi.

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