Emergency, Times zittito dal governatore afgano: "Non hanno confessato"

Il Times scrive che i tre operatori di Emergency, arrestati sabato, avrebbero ammesso il proprio ruolo nel complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand. Ma la ricostruzione viene smentita al Giornale

Emergency, Times zittito dal governatore afgano: "Non hanno confessato"

Si fa sporco e si tinge di giallo il gioco sulla sorte dei tre volontari italiani di Emergency in manette con l’accusa di essere coinvolti in un complotto talebano per uccidere il governatore della provincia afghana di Helmand. Ieri il Times di Londra annunciava che gli italiani e gli altri sei afghani arrestati sabato nell’ospedale di Emergency a Lashkar Gah avevano «confessato» il proprio ruolo nel complotto. Il quotidiano britannico cita Daoud Ahmadi, portavoce del governatore nel mirino. «Tutti e 9 gli arrestati hanno confessato - avrebbe detto il funzionario afghano -. Erano accusati di avere legami con Al Qaida e con i terroristi. Hanno riconosciuto il proprio crimine. Hanno detto che c’era un piano per compiere attentati suicidi nel bazar e nel compound del governatore Gulab Mangal, che volevano uccidere». Il tutto con cinture esplosive e armi scovate nell’ospedale di Emergency.

Peccato che il portavoce del governatore, contattato telefonicamente dal Giornale, abbia smentito i virgolettati del Times. «Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con Al Qaida - ha ribadito -. Ho solo detto sabato (come riportato dal Giornale) che Marco (il chirurgo dell’ong fermato nda) stava collaborando e rispondendo alle domande». Non solo: l’ambasciatore italiano in Afghanistan, Claudio Glaentzer, ha incontrato ieri mattina i tre fermati Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani. Poi ha dichiarato di averli trovati in «discrete condizioni di salute». L’ambasciatore si è incontrato anche con il governatore Gulab Mangal, presunto obiettivo del complotto che coinvolgerebbe Emergency. E Ahmadi ha cominciato a cambiare tono. Al Giornale ha dichiarato che il probabile attentato «è responsabilità di alcuni individui. Questo non significa che l’intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani (arrestati nda) collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali».

Nonostante le prime mosse della diplomazia la situazione è estremamente tesa. Circa 200 persone hanno manifestato all’esterno dell’ospedale di Emergency di Lashkar Gah, dove i servizi di sicurezza afghani giurano di aver trovato due cinture da kamikaze, ordigni rudimentali, cinque pistole e nove bombe a mano. «Morte ad Emergency» gridavano i manifestanti. Secondo un giornalista afghano che ha seguito la protesta «la gente ha chiesto a gran voce la chiusura dell’ospedale sostenendo che con la sua attività Emergency aiuta i talebani e costituisce un pericolo per la sicurezza della provincia». Una manifestazione un po’ strana, che sembra organizzata ad arte per dare un contorno «popolare» alle accuse ai tre volontari dell’ong italiana e a sei loro collaboratori afghani.

Gli inglesi sono dentro fino al collo in questa vicenda sempre più tinta di giallo. A Lashkar Gah le truppe britanniche hanno la grande base di Camp Bastion. Le immagini girate dall’agenzia Associated press, durante il blitz di sabato che ha portato agli arresti nell’ospedale di Emergency, mostrano con chiarezza dei soldati con uniforme da combattimento, elmetto e arma individuale tipicamente britannici.

Fonti di intelligence occidentale garantiscono al Giornale che «Emergency, con la sua propaganda anti-Nato e l’aiuto ai talebani feriti deve aver superato il limite. Gli inglesi hanno appoggiato gli afghani per fare un favore agli americani». Le truppe Usa sono impegnate in una difficile offensiva nel Sud della provincia. Emergency, chiudendo un occhio sulle nefandezze talebane, che utilizzano la popolazione come scudo umano, pungola di continua la Nato sulle vittime civili.

Ieri il ministro degli Esteri, Franco Frattini, è stato duro: «Prego con tutto il cuore da italiano che quelle accuse non siano vere, perché l’idea che possano esserci degli italiani per i quali anche una parte di quelle accuse siano vere, mi fa rabbrividire. Bisogna accertare la verità. La confessione è da verificare». Il titolare della Fernesina, poi, ha chiamato al telefono Zalmay Rassoul, la controparte afghana. Ex medico e consigliere del defunto Zahir Shah, il ministro degli Esteri afghano ha vissuto a lungo in esilio a Roma. Non è uno che ama esporsi, ma anche il presidente afghano Hamid Karzai potrebbe intervenire. Da tempo non ama gli inglesi e ultimamente è in rotta con gli americani. Non solo: il governatore di Helmand, Gulab Mangal, presunto obiettivo del complotto, non gli va a genio. Da un po’ voleva mettere al suo posto un fedelissimo, Sheer Mohammed, ma gli inglesi hanno fatto muro, perché lo accusano di essere coinvolto nel traffico di oppio.

«Non respingiamo le accuse lanciate dal governatore, ma stiamo indagando. È ancora troppo presto per capire come siano finite le armi nell’ospedale e chi ne è il responsabile» ha dichiarato il portavoce del ministero degli Interni di Kabul, Zamarai Bashary. Da Lashkar Gah ribadiscono che le «prove ci sono, compreso il compenso di 500mila dollari per il complotto». I distinguo degli Interni dipende dagli ottimi rapporti con l’Italia di Mohamad Hanif Atmar, il nuovo ministro pashtun. Figlio di un governatore ai tempi della monarchia si è arruolato giovanissimo nel famigerato Khad, la polizia segreta messa in piedi dal Kgb durante l’invasione sovietica. Grazie all’addestramento dei reparti antiterrorismo della polizia da parte dei carabinieri e del corpo di frontiera con la Guardia di finanza, l’Italia punterà su Atmar per cercare di risolvere la situazione.

Nella delicata partita il fondatore di Emergency Gino Strada ha continuato a sparare a zero, come un Che Guevara dell’impegno umanitario. «In Afghanistan è scattata una vera e propria guerra ad un ospedale - ha dichiarato Strada - Vogliono togliere di mezzo un testimone scomodo». Per poi rincarare la dose: «Preoccupa che forze afghane possano rapire, non arrestare ma rapire, persone nella peggiore tradizione terroristica». Fra i tanti strali Strada ha detto in serata qualcosa di più sensato sul ritrovamento di armi ed esplosivi, come se avesse letto il Giornale di ieri.

Nell’ospedale di Lashkar Gah, in Afghanistan, Emergency ha messo in piedi un sistema di controllo accurato, «ma questo non vuol dire che sia impermeabile. Che qualcuna delle guardie sia stata comprata o forzata da chiunque non lo posso escludere».

(ha collaborato Bahram Rahman)

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