Elsa Airoldi
Esa-Pekka Salonen è la prima di una schiera di bacchette nordiche approdate nelle nostre sale da concerto. Suo diretto antagonista è Jukka-Pekka Saraste al quale fu affidata linaugurazione dei Sinfonici Scala della 2004-2005. Nati entrambi a Helsinki i due hanno studiato presso lAccademia Sibelius e sono praticamente coetanei. Del 56 Saraste, è del 58 Salonen.
In comune anche lesperienza londinese. Philharmonia Orchestra per uno e Bbc Orchestra per laltro. Subito dopo, nel 61, la Norvegia avrebbe consegnato al mondo un altro direttore destinato alle prime pagine, Arlid Remmereit. Il primo a salire, tra la diffidenza generale, sul podio di Muti dopo le Idi di marzo del 2 aprile scorso. Ma fece bene è di recente è stato richiamato tanto per Gli stivaletti di Ciaikovskij (in sostituzione di Rostropovic) che per un recente sinfonico.
Quanto a Esa-Pekka Salonen, deve la maggiore notorietà presso il nostro pubblico anche per una specie di processo di italianizzazione dovuta ai corsi seguiti a Siena con Donatoni e a Milano con Castiglioni. Salonen parte con lOrchestra della Radio Finlandese, passa a quella della Radio Danese, brucia le tappe. Diventa direttore musicale a Los Angeles, merita la residenza al Festival di Salisburgo e allo Châtelet di Parigi, è al centro di un progetto Usa che coproduce con Parigi un Tristano e Isotta con la regia di Peter Sellars e organizza un Festival dei suoi lavori (Salonen è anche compositore e raffinato esperto di musica contemporanea) presentato in occasione del ventennale del debutto con la Philharmonia Orchestra di Londra.
Un fiore allocchiello è il complesso ospite questa sera al Piermarini. Si tratta di una delle più grandi compagini del mondo. Sta celebrando il sessantesimo ed è guidato per lottava stagione consecutiva dal tedesco Christoph von Dohnanyi. Vale la pena ricordare come a partire dal primo direttore principale Otto Klemperer la Philharmonia abbia messo in fila la serie più strepitosa di nomi: da Furtwängler a Strauss, da Toscanini a Karajan, da Cantelli a Giulini, da Maazel a Muti e Sinopoli
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Al suo attivo più di mille registrazioni e varie colonne sonore per cinema e tivù. Impegnativo e godibile il programma messo assieme da Salonen per la serata benefica a favore dell«Amico Charly».
Apre loriginale di Una notte sul Monte Calvo, quadro sinfonico scritto da Musorgskij nel 1867 e quindi elaborato con laggiunta di una parte corale. La versione più nota della partitura è quella riorchestrata da Rimskij-Korsakov (Pietroburgo, 1886) che, come nel Boris, ingentilisce la splendida aggressività delloriginale. Notissima e in qualche modo popolare la pagina figura pure nel singolare florilegio del film Fantasia.
Di Béla Bartók è eseguita la Suite dal balletto Il Mandarino meraviglioso (Aurel Milloss, Scala 1942).
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