Esplode la rabbia di tutto il paese: «Siamo ostaggi degli stranieri»

da Sarezzo (Brescia)

«A Ponte Zanano di Sarezzo, e più in generale in Val Trompia, l’integrazione tra pachistani e italiani è particolarmente difficile». Commenta così l’assassinio di Hina Saleem, il parroco di Cristo Re, la chiesa della frazione, don Giuseppe Belussi, che conosceva la giovane sin da bambina, quando per un anno frequentò l’oratorio.
«L'uccisione di Hina ci deve far pensare a una situazione più ampia - continua il sacerdote -. I ragazzini, in particolare i maschi, frequentano i nostri oratori e molti di loro si aggregano ai bambini e ai giovani del posto. Le loro famiglie, però, rigidamente legate ad usi e costumi del loro Paese, non cercano il dialogo. Il discorso si fa diverso quando si parla di bambine, di ragazzine, che non frequentano i nostri centri di aggregazione e vengono tenute a casa, protette dalla famiglia». In questo contesto è cresciuta Hina Saleem: per un anno frequentò lo stesso oratorio dove ora vanno i due fratelli minori (uno 17enne, l'altro iscritto alle elementari), a partire dalla pubertà le hanno imposto di restare in casa, lontana dai costumi occidentali. Proprio quelli che la attraevano e che forse sono diventati movente del delitto. In paese Hina è ricordata da molti, che la vedevano uscire per fare la spesa. Solare, molto bella. Così simile alle ragazze del posto. «Le piaceva molto uscire - sottolineano al bar Acli di Zanano, dove va solitamente uno dei fratelli, che ha diversi amici del posto -, ma il padre quando si è fatta così attraente e ha conosciuto alcune ragazze del paese ha iniziato con severità a impedirle di uscire».
Intanto ieri pomeriggio alcune mani pietose hanno posato un grosso girasole e mazzi di fiori freschi sul muro d’ingresso della casa dove, con tutta probabilità, si è consumata la tragedia e nel cui orto è stata sepolta la ragazza. La famiglia aveva già venduto l’abitazione in cui è avvenuto il delitto ed era stata fissata la data del rogito per settembre. Ma ora la donna di Nave (Brescia) che l'ha acquistata non ne vuole più sapere di quella casa. Il numeroso clan pachistano dunque presto si sarebbe trasferito in una nuova località. Un altro segno questo, oltre alla sepoltura ben organizzata, che suggerirebbe la premeditazione, dicono molti in paese.
Di fronte all’abitazione di via Dante per tutto il giorno si sono assiepati curiosi e vicini di casa. Molti col dito puntato contro gli stranieri, considerati diversi e pericolosi. Qualcuno sottolinea come «non è possibile lasciare che 13 persone vivano in una casa adatta per quattro», chiedendo all’amministrazione comunale di prendere provvedimenti e di controllare gli stranieri. Un clima teso, dunque, quello che si respira in queste ore a Ponte Zanano, dove la gente mostra di avere paura. «Il paese ormai è in mano agli stranieri - dice una donna, di fronte a casa Saleem - per noi gli alloggi popolari non ci sono e per loro sì. Usufruiscono dei servizi gratuitamente, regaliamo ai loro figli i libri e chiedono in continuazione di essere aiutati.

Il che è umanamente e cristianamente corretto. Poi però li vediamo andare continuamente dall’Italia al Pakistan, acquistare case su case, tanto che alla fine si sono accaparrati il centro storico. Da dove arrivano tutti questi soldi?»

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