Essere donne conturbanti

Quando la bellezza fa (anche) bene Una mostra con 16 ritratti del fotografo Taroni e poi «Unica»: due progetti benefici perché la cura passa anche dall'aspetto

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C'è chi lo porta perché vuole essere in ordine anche senza parrucchiere: al mare, in barca, a bordo piscina. Altre lo fanno per nascondere la momentanea perdita di capelli in seguito alle terapie antitumorali. Comunque sia il turbante è chic e non è mai stato tanto di moda da quando, negli anni Quaranta, Maria do Carmo Miranda de Cunha, in arte Carmen Miranda, lo portava dal mattino alla sera per sottolineare le sue origini brasiliane. Il copricapo in questione è infatti tipico del costume carioca e dei paesi dal clima caldo o tropicale. Nelle cosiddetta Cotton belt, ovvero le regioni americane produttrici di cotone tipo Alabama, Georgia, Carolina del sud o Tennessee lo portavano le schiave nei campi: una sciarpa bianca ordinatamente annodata sulla testa come insegna la Mamie di Via col vento nell'indimenticabile interpretazione cinematografica di Hattie McDaniels. Per alcune tradizioni religiose è sacro: i Sikh, per esempio, devono imparare da piccoli ad arrotolarsi lunghe strisce di stoffa attorno alla testa perché quello che porteranno dalla pubertà fino alla morte può misurare anche 5 metri. Secondo alcuni versi del Corano i mussulmani lo dovrebbero portare sempre come gli angeli perché protegge la testa e dona bellezza al viso. La donna più bella e potente del mondo arabo, Mozah Bint Nasser al Missned, sceicca del Qatar che ha comprato la griffe Valentino per 858 milioni di dollari, porta i turbanti come «Hijab», cioè il velo con cui le islamiche devono nascondere i capelli.

Per chi li ha persi in seguito alla chemioterapia il turbante è una triste necessità che donne coraggiose come Emma Bonino oppure Carolyn Smith (la ballerina giudice di Ballando sotto le stelle) hanno simpaticamente sdoganato. Da qui due magnifici progetti di beneficenza presentati a Milano in questi giorni. Le giornaliste Nicoletta Civardi e Cristina Milanesi che hanno vissuto sulla propria pelle l'esperienza del tumore, si sono fatte aiutare da una maestra dell'haute couture come Giusy Bresciani per realizzare «UNICA una donna forte si riconosce dal turbante», un'incantevole capsule di 15 modelli studiati nei minimi dettagli. C'è quello da bagno in lycra e con i fiorellini tipo cuffia delle nuotatrici anni Cinquanta da alternare a quello con la visiera fatta da mezzo sombrero in paglia per appoggiare la testa alla sdraio. Tutti i modelli sono realizzati su misura nell'atelier di via Bernardino Zenale 15, dove in alcuni pomeriggi al mese l'atelier riceverà solo donne sottoposte a cure oncologiche per un'altra forma di terapia a base di chiacchiere, risate, prove di trucco e dei turbanti che donano di più. Il ricavato della vendita verrà devoluto all'Associazione Libellule Onlus creata dalla dottoressa Paola Martinoni. Altrettanto encomiabile l'iniziativa Dee di Vita promossa dalla Mantero di Como che oltre a ideare e realizzare uno speciale turbante con i propri meravigliosi carrè di seta montati su un cerchietto imbottito, ha organizzato la mostra fotografica Donne Conturbanti di Guido Taroni allo Spazio Lab della Triennale di Milano il 10 e 11 maggio. I 16 ritratti di donne dai 20 agli 80 anni, senza problemi oncologici, ma ugualmente disposte a metterci - è il caso di dirlo - la faccia, saranno poi donate all'Ospedale San Raffaele alla cui Onlus Salute allo specchio verrà devoluto il ricavato della vendita dei turbanti a 80 euro ciascuno sul sito www.deedivita.org. «Stiamo già pensando a una collezione di modelli in seta mista a lana oppure a cashmere per l'inverno» racconta Maria Mantero che ha attivamente partecipato alla complessa operazione. «Salute allo Specchio spiega organizza tre incontri al mese dentro il San Raffaele per lezioni di massaggio, cura del corpo, sostegno psicologico e trucco e parrucco come diciamo noi della moda con tante scuse a chi la parrucca la deve portare».

Si chiude così il cerchio sull'annosa discussione tra ciò che è opportuno dire e fare quando si trattano certi argomenti. «Il turbante sta bene e serve a tutte: è come mettersi il rossetto e ti fa sembrare anche più alta» taglia corto Angela Missoni che li ha sempre fatti annodando semplicemente una sciarpa intorno alla testa, ma che da una decina d'anni li propone già confezionati nelle proprie collezioni estive. «Le nostre clienti li considerano un must» conclude. Dello stesso avviso le amanti di SuperDuper Hats, marchio emergente di modelli per la testa che ne fa di tutti i colori, compreso un superbo modello in nappa da guanto.

Adesso per il nuovo brand PIERMAU creato da Pierfrancesco Gigliotti e Maurizio Modica il team di SuperDuper Hats ha realizzato con i due stilisti un modello ispirato dalle sottoculture metropolitane. Fatto a mano, in raso duchesse e in due colori, il nuovo turbante ha sempre la visiera paraocchi.

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