Bimbi usati come scudi L’Onu inchioda Assad

Gli eccidi di civili sempre più orribili impediranno anche alla Russia di sostenere il raìs macellaio

Bimbi usati come scudi L’Onu inchioda Assad

Sì, il record è mostruoso, l’asticella della crudeltà è salita di alcuni buoni centimetri. Il nuovo campione mondiale è certamente Bashar Assad, ma il suo salto in alto non è improvviso nè eccezionale, stiamo da tempo assistendo all’escalation che ci porta fino alle notizie del nuovo rapporto dell’Onu. Esso ci conduce in un mondo in cui bambini fra gli 8 e i 13 anni, il 9 di marzo scorso, sono stati sequestrati a decine e messi di fronte ai finestrini di autobus che trasportavano militari di Assad dentro il villaggio di Ayn Arouz per compiere una strage. Un bagno di sangue di quattro giorni, racconta l’Onu e ne siamo allarmati anche se non ne possiamo verificare i dati, undici vittime in un giorno di cui tre fra i 15 e i 17 anni. Due ragazzini di 14 e 16 anni e una bambina di 9 vennero arrestati. Il villaggio venne bruciato e quattro delle persone uccise ed arse fra cui i due adolescenti.

Il rapporto dell’Onu non era ancora a conoscenza del massacro di Hula, in cui 49 delle 108 vittime sono bambini anche molto piccoli uccisi con colpi alla testa, ma già testimonia che tanti bambini sono stati torturati, legati a cavi elettrici per dare loro scosse in varie parti del corpo, bruciati con sigarette, legati in posizioni innaturali. In queste ore, mentre aumenta il numero di 14mila morti, si temono nuovi massacri a Haffah, città sunnita, dal cui assedio, ormai lungo otto giorni, si levano grida di aiuto per ottenere almeno un corridio umanitario per fare usciti i civili intrappolati mentre l’esercito attacca con blindati ed elicotteri.

La situazione sempre più orribile della Siria e il suo isolamento fa pensare e che, sia pure con un ritmo che fa arrossire il mondo occidentale, Assad sia sulla strada d’uscita. Neppure la Russia riuscirà ancora a sostenere a lungo l’opaco raìs assassino, anche se restano intoccabili gli interessi di Putin in Siria, l’ultimo protettorato in stile sovietico, l’ultimo porto mediterraneo, Tartus, che sia una base militare, lo smercio di armi alla Siria. Sì, perchè non sarà certo Kofi Annan a estromettere la breve dinastia alawita specializzata in stragi, sarà semmai la convinzione russa che non si può più essere i difensori del macellaio e che, insieme, sono credibili le garanzie del consesso internazionale sulla continuità della superpotenza russa in Medio Oriente.

L’operazione è difficile perchè la Russia è amica, nel mondo musulmano, dell’Iran, ovvero di quella parte che parteggia per Assad e non ha interesse, essendo sciita, a vedere salire al potere la folla sunnita che dai Fratelli Musulmani ad Al Qaida, col supporto dei Paesi arabi anti iraniani, si addensa intorno al potere prossimo venturo. Si tratta di distruggere un asse, di cui fanno parte anche gli Hezbollah, che l’Iran tiene pronti ad ogni evenienza, e Hamas, che Assad si è tenuto vicino per tanti anni. Un gruppetto che può fare scoppiare una guerra senza confini. Ali Larjani, il presidente del parlamento iraniano non poteva essere più esplicito: se l’Occidente oserà attaccare la Siria, Israele brucerà. Parole? Non proprio, dal momento che la Siria ha trasferito i suoi missili Scud D terra-terra con una gittata di 700 chilometri agli Hezbollah.

C’è traffico intenso di armi nella zona, il Libano è contagiato dalla febbre, con i sunniti in armi contro gli Hezbollah. Se si arriva a una guerra civile, essa potrebbe avere una pericolosità inusitata per tutta l’area. I ribelli, che se aiutati all’inizio avrebbero già ottenuto la giusta soluzione di rimuovere Assad, oggi sono incontrollabili, islamisti, bene armati e anche sospettati di utilizzare l’arma della strage dei civili al fine di provocare l’intervento internazionale. Mentre si teme che la grande riserva di armi chimiche di Assad sia caduta nelle mani di forze incontrollabili, escono le notizie della Frankfurter Allgemeine Zeitung: il massacro di civili di Hula, scrive, attribuito a Assad è invece opera dei ribelli che hanno attaccato la popolazione alawita (il gruppo di Assad) del paese; l’esercito ha reagito e nella battaglia si sono avuti i 90 morti che tutti ricordiamo. Non sarà vero, ma è vero che, per esempio, Ayman Al Zawahiri, il capo di Al Qaida, ha lanciato un appello per chiedere a tutti i musulmani... di accorrere alla rivoluzione contro «il pernicioso, cancerogeno regime di Assad».

Se ormai, cioè, sappiamo bene chi è Assad e lo vogliamo vedere volare via, cominciamo però anche a capire, come non abbiamo fatto finora, che bisogna tutelarsi anche dai vincitori

delle primavere arabe. E che comunque il gioco dell’uso dei cadaveri dei civili, di scudi umani e di vittime innocenti, è ormai parte della gara poco olimpica di cui si è alzata l’asticella, ed è di moda in Medio Oriente.

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