Egitto ancora nel caos. Spari sulla folla, decine di morti

Spari all'alba sul corteo pro Morsi. Trovate armi, ordinata la chiusura della sede centrale del partito Libertà e giustizia, vicino ai Fratelli musulmani

Egitto ancora nel caos. Spari sulla folla, decine di morti

L'Egitto non trova pace. Stamani all'alba decine di persone sono rimaste uccise al Cairo nel corso di scontri davanti a una caserma. Le vittime stavano partecipando a un raduno di sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi davanti alla sede della Guardia Repubblicana. Almeno un centinaio di persone sono rimaste ferite. Gli agenti hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla. "In risposta al massacro" il partito salafita al Nur ha annunciato il suo ritiro dal tavolo dei negoziati per l’elezione del nuovo premier egiziano. Il partito islamico Libertà e Giustizia di Morsi fa appello a una "sollevazione" popolare, dopo il massacro di stamani. Al Jazeera riporta la testimonianza di un parlamentare dei Fratelli Musulmani, Mohamed Baltagi, secondo il quale "i soldati hanno lanciato gas lacrimogeni e successivamente alcuni cecchini hanno aperto il fuoco sul sit-in. I morti sono stati quasi tutti colpiti alla testa".

La versione dell'esercito

Le forze armate egiziane respingono al mittente l’accusa di aver inziato la sparatoria che ha portatoalla strage dei sostenitori di Morsi (l’ultimo bilancio provvisorio è di 51 morti,
tra cui un agente, e 435 feriti) all’esterno della caserma della guardia repubblicana. In una conferenza stampa congiunta l’esercito e la polizia hanno sostenuto che sono state le truppe a difendersi da un attacco con armi da fuoco dei manifestati islamisti contro il quartier generale della guardia repubblicana. Noi, hanno riferito i portavoce delle forze
armate e del ministero dell’Interno, "ci siamo limitati a difenderci". In ogni caso, hanno aggiunto, "non consentiremo a nessuno di minacciare la sicurezza egiziana". Il leader liberale egiziano Mohamed El Baradei condanna il massacro davanti alla sede della Guardia repubblicana al Cairo e ha chiesto una inchiesta indipendente per accertare quanto avvenuto. "La violenza genera violenza e dovrebbe essere condannata con forza. Serve una inchiesta indipendente", ha detto il premio Nobel per la pace sul suo profilo twitter, ribadendo che "la transizione pacifica è l’unica strada" da percorrere per uscire dalla crisi.

Chi sarà il nuovo premier

Un portavoce della presidenza ad interim egiziana ha spiegato che molto probabilmente l’economista Ziad Bahaa El Din sarà nominato nuovo primo ministro, mentre il premio Nobel El Baradei dovrebbe essere designato alla carica di vice-presidente. Una duplice scelta che ha già ricevuto il netto rifiuto del partito salafita al Nur. Eldin, 48 anni, è un avvocato specializzato in diritto commerciale laureatosi a Oxford. Esponente di spicco del centro-sinistra, ha guidato numerose istituzioni economiche egiziane. Fonti vicine a El Baradei sostengono che "c’è ancora la possibilità di un accordo con i salafiti che se accetteranno di entrare nel governo avranno dei loro ministri". Prima di El Din e di El Baradei sono circolati altri nomi di candidati alla premiership, come Ahmed al Muslimani.

Piazze contrapposte

Decine di migliaia di persone ieri sera si sono radunate in piazza Tahrir per difendere la "legittimità del popolo" e mostrare il proprio sostegno all'esercito che nei giorni scorsi ha deposto Morsi. Sulla piazza ricoperta da bandiere volteggiavano aerei da caccia, lasciando alle loro spalle un fumo con i colori della bandiera egiziana. Parallelamente, in altre zone del Cairo, gli islamisti seguaci di Morsi hanno continuato a mobilitarsi per difendere la "legittimità" del loro capo di Stato deposto.

Chiusa la sede dei Fratelli musulmani

Un giudice ha ordinato la chiusura della sede centrale del Partito Libertà e Giustizia, braccio politico del movimento religioso dei Fratelli Musulmani, dopo il ritrovamento di armi all’interno dei locali.

Lo ha comunicato una fonte della sicurezza, spiegando che la polizia ha trovato "liquido infiammabile, coltelli e armi" che sarebbero state utilizzate "contro i manifestanti scesi in piazza il 30 giugno" per una imponente manifestazione di protesta contro Morsi.

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