Europa addio, Londra rilancia miglia e pinte

Il premier sempre più euroscettico. E il governo vara una riforma che punta sul sistema di misura "imperiale"

Londra - I nuovi programmi scolastici britannici rispolverano le vecchie unità di misura imperiali. E non si tratterà soltanto di un dettaglio in più da ricordare, la proposta di riforma ministeriale sull'istruzione primaria prevede che i bimbi inglesi sappiano le equivalenze di base tra il sistema metrico decimale e quello di cui sentono parlare continuamente nella loro vita quotidiana. Perché sull'Isola, la birra e il latte si acquistano ancora in pinte e la benzina in galloni. E a tutt'oggi rimane illegale utilizzare un sistema di misura diverso dalle miglia sulle strade del Regno.

Se si vuole immettersi o uscire da un'autostrada si parla di yard e l'altezza dei ponti, come quella di un essere umano, viene definita da piedi e pollici. Attualmente il sistema standard utilizzato nelle scuole è quello metrico, ma molti parlamentari sono preoccupati dal fatto che in futuro si perda di vista l'importanza fondamentale delle misure imperiali. Così la trasformazione delle unità di misura dal sistema metrico a quello imperiale e viceversa costituirà d'ora in poi «il cuore» del nuovo programma di matematica per le scuole primarie. Non sia mai che gli inglesi si adeguino, almeno sul fronte della sicurezza stradale o della caratteristiche indicate sull'etichetta di un prodotto venduto anche oltremanica, al resto d'Europa.

Di solito, quest'ossessione della diversità a tutti i costi, agli abitanti degli Stati vicini non va molto a genio. Senza parlare dei cugini francesi, che ogni volta che sbarcano con l'auto sulla strada delle bianche scogliere di Dover rischiano di perdere la vita in un frontale contromano con il primo autobus di passaggio, anche gli altri non vedono di buon occhio le usanze che fanno di questo Paese, nel bene e nel male, un mondo a sé stante. E spesso gli inglesi vengono considerati arroganti per quel loro categorico rifiuto di accettare regole comuni al resto dell'Unione, regole che vanno ben al di là della guida a sinistra. Basta pensare alla loro moneta, quella sterlina che i sudditi di Sua Maestà non hanno mai voluto abbandonare quasi che l'adesione all'Euro costituisse una rinuncia alla loro identità di popolo. Un popolo che continua a dare il meglio di sé quando si trova in difficoltà e che ha fatto dell'unita' nazionale il proprio orgoglio. Essere britannici ha ancora un significato da queste parti anche se da anni il piatto nazionale preferito è riso Tikka Masala e le classi sociali continuano a esistere. Peccato che in questo momento sia sempre più rischioso prendere le distanze dall'Europa.

A ricordarlo proprio ieri al primo ministro David Cameron sono stati alcuni dei nomi più influenti della lobby finanziaria. Tra questi Richard Branson, proprietario della Virgin, il presidente della Cbi, la Confindustria Britannica Roger Carr e Chris Gibson-Smith che presiede la London Stock Exchange. In una lettera hanno espresso con chiarezza i loro dubbi sulle conseguenze negative derivanti da una posizione troppo rigida di Londra nei confronti dell'Unione Europea. Se infatti da una parte si fa pressione sul leader della coalizione di governo perché rinegozi il rapporto del suo Paese con l'Europa, dall'altro esiste il rischio concreto che un eventuale ultimatum porti all'isolamento con danni economici definiti «irreversibili» per il Paese.

Entro la fine del mese Cameron dovrebbe illustrare la sua strategia e lo scenario è ancora poco chiaro. Soprattutto rimane inquietante sullo sfondo lo spettro di un referendum sull'Europa che la maggioranza dei cittadini chiede da anni.

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