Con l’ultima festa nazionale ufficialmente votata in Parlamento, l’Argentina arriva a quota 19, sorpassa la Colombia ferma a 18, e diventa la nazionale per «festaiola» del mondo. E in parte per merito del generale Belgrano, delle sue vittorie militari sugli spagnoli che hanno consentito di proclamare un governo nazionale e dichiarare l’indipendenza. Fatti questi che da soli valgono già una mezza dozzina di giorni di vacanza.
«Gli argentini sono degli italiani che parlano spagnolo e credono di essere inglesi» ha detto qualcuno una volta. In effetti circa 25 milioni di abitanti su 40 possono vantare almeno un parente italiano. Gli altri sono quasi tutti di discendenza spagnola. E qualcosa devono aver preso nel corso degli anni dalla nostra comune passione per feste, sagre e ricorrenze varie. Soprattutto dopo la conquista dell’indipendenza.
L’Argentina fu «scoperta» nel 1516 dai primi esploratori spagnoli. Lo scintillare del suo Rio del la Plata (appunto Fiume d’argento in spagnolo) e la ricchezza dei suoi giacimenti del nobile metallo fecero sì che quando si trattò di trovarle un nome fu naturale chiamarla «Argentina», dal latino «argentum». Dopo tre secoli di dominazione spagnola il 25 maggio 1810 a Buenos Aires venne eletta la «Prima Junta di Governo», mentre il 9 luglio a Tucuman venne dichiarata l’indipendenza nazionale. Ovviamente le due date divennero Festa Nazionale.
Un’indipendenza raggiunta nel 1816 dopo cruente battaglie con l’esercito regolare spagnolo, vinte grazie al coraggio e alla perizia di due indomabili condottieri: i generali Manuel Belgrano e José de San Martin. A cui fu rapidamente dedicato il 20 giugno, «giorno della bandiera» ideata appunto da Belgrando. Ma in questo particolare riferimento tra lo stendardo e il suo creatore, poteva sembrare mettesse un po’ in ombra l’altro padre della patria. Così 17 agosto, giorno della sua morte, viene dedicato al solo de San Martín.
Poi si sa una Festa Nazionale tira l’altra e si decreta che 24 marzo sia il giorno della memoria, della verità e della giustizia. E ancora che il 2 aprile venga dedicato al veterano e a tutti i caduti nella guerra di Malvinas e l’11 settembre al maestro elementare che forgia i futuri cittadini. Ah poi come possiamo dimenticarci di essere stati «scoperti»? Ecco allora che 12 ottobre si festeggia con il «giorno della razza», cioé lo sbarco di Cristoforo Colombo nell’isola di San Salvador nel 1492.
Nei giorni scorsi però, fatti due conti si sono accorti che la bilancia delle gratitudine non era perfettamente in equilibrio tra Belgrano e San Martin. Alla fine fine ne avevano uno in comune ma il secondo poteva contare su un altro tutto suo. Ecco quindi che il Parlamento ha posto fine a questa terribile ingiustizia ricordando la battaglia di Tucuman dove appunto Belgrano condusse a una della vittorie decisive le truppe argentina. L’epico scontro avvenne il 24 settembre 1812 e da quest’anno verrà adeguatamente onorato.
A questo punto fatti due conti, sommate altre feste di minor importanza siamo arrivati a quota 19 Feste Nazionali, giornate in cui si sta a casa dal lavoro ma si percepisce ugualmente lo stipendio. Una in più rispetto alla Colombia, che ne ha «solo» 18, quasi il doppio degli Stati Uniti fermi a 10.
Una decisione che pone dunque l’Argentina al primo posto nella speciale classifica delle Nazioni più «festaiole» del mondo. O almeno stando a uno studio effettuato nel 2011 dal Mercer Human Resource Consulting, un istituto di ricerca americano.
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