Francia, terremoto elettorale Le Pen vuol un nuovo partito

Hollande si appella ai sostenitori del Fn, l’Ump di Sarkò si spacca. E nasce il movimento "Bleu Marine" per strappargli elettori delusi. Perché la classe operaia va in paradiso (e a destra)

Francia, terremoto elettorale Le Pen vuol un nuovo partito

A destra tutta. A costo di far venire qualche mal di pancia al suo partito, l’Ump, in crisi d’identità per la virata del presidente verso l’ala estrema e dopo le voci di un possibile ulteriore strappo del Front National, la cui direzione ha indicato il nome per un nuovo partito «allargato»: «Rassemblement Bleu Marine».
Pur di giocarsi la partita della carriera monsieur le président si tappa le orecchie e va avanti - a destra tutta - per la sua strada. «Non si vince senza François Bayrou», lo ha avvertito l’ex premier Jean-Pierre Raffarin, chiedendo al presidente di orientare al centro, verso il leader del Modem che ha ottenuto uno scarno 9,13%, la battaglia del secondo turno contro il socialista François Hollande. Ma Nicolas Sarkozy non ha intenzione di ascoltare gli appelli del partito alla cautela, convinto che lo abbiano già danneggiato al primo turno e forte dei sondaggi che raccontano come il 64% dei suoi elettori è ben disposto a un’alleanza con il Front National pur di non assistere all’ascesa di Hollande all’Eliseo.

Così ecco Sarkò a caccia dei voti decisivi di Marine Le Pen (17,9%): «La Francia non può continuare ad accogliere stranieri», ha detto ieri il candidato-presidente davanti alle telecamere di France-2, dopo aver accusato la gauche di voler «regolarizzare il mondo intero». Poi gli annunci a senso unico, pezzi del programma ripetuti ieri perché un solo destinatario, l’elettore del Front National, intenda: riforma degli accordi di Schengen per il controllo delle frontiere, dimezzamento del numero di immigrati ammessi, ingressi e ricongiungimenti familiari condizionati alla conoscenza della lingua francese. Sarkò è chiaro: il voto all’estrema destra «non è censurabile», «è compatibile con la Repubblica», ed è arrivata l’ora per il presidente «di prendere degli impegni sufficientemente precisi affinché gli elettori sappiano che abbiamo compreso il loro messaggio e abbiano la certezza che questi impegni saranno mantenuti».

Un copione che si ripete anche in casa del candidato «favorito» Hollande. Mentre i due sfidanti si punzecchiano a distanza (con Sarkò che dice: «Non accetto lezioni di morale da una sinistra che voleva piazzare Dsk all’Eliseo» e Hollande che lo incalza sulla festa del «vero lavoro» del primo maggio: «Lui è il candidato della vera disoccupazione per cinque anni») anche «l’uomo qualunque» della sinistra - che ieri si è fatto fotografare in treno per marcare la «normalità» del suo eventuale prossimo mandato ma che ha rifiutato l’invito di quattro radio a un confronto prima del ballottaggio - è costretto a subire il richiamo delle sirene Le Pen. «Spetta a me convincerli - ha detto il socialista riferito agli elettori del «Fronte» - che è la sinistra a poterli difendere, spetta a me rivolgermi a quegli elettori che non aderiscono per forza alle idee del Front National, in particolare per quel che riguarda l’immigrazione, ma che esprimono prima di tutto una collera sociale». Anche in vista del confronto tv del 2 maggio, Hollande si rivolge agli operai (29% degli elettori del «Front») e a una fetta di coloro che hanno votato a destra ma che «non necessariamente aderiscono alle idee del Front National e alla sua ossessione per l’immigrazione»: «Una parte di quegli elettori proviene dalla sinistra e dovrebbe schierarsi al fianco del progresso, dell’uguaglianza, del cambiamento, degli sforzi condivisi». Così in tema di integrazione Hollande non fa marcia indietro e promette: «Il diritto di voto agli stranieri nelle amministrative sarà realizzato nel quinquennato».

Intanto dalle parti del «Fronte» che ha sconvolto i piani del ballottaggio del 6 maggio si guarda già oltre. Secondo il sito di informazione economica Challenges.fr, Marine Le Pen è già avanti sul progetto di ribattezzare il partito con un nuovo nome e in qualche modo di rifondarlo. Il Front National si starebbe avviando verso un’altra svolta. Il numero due, Louis Aliot, già a gennaio aveva depositato il nuovo nome, «Alleanza per un raduno nazionale». Un eventuale nuovo partito consentirebbe alla nuova guardia lepenista di allargare la partecipazione a nuovi candidati in vista delle elezioni politiche di giugno e di attirare i delusi dell’Ump e altri giovani.

La «bionda» dovrà vedersela però col padre e con la vecchia guardia. Pare che il fondatore Jean Marie sia assolutamente contrario all’operazione. «Si fonda un altro partito quando si fallisce, non quando si ha successo».

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