Hollande, 100 errori in 100 giorni

Dalle nozze gay alla super tassa, il presidente "è un pollo alla Zapatero: annunci a effetto e poche scelte di peso". L'e-book di Lodovico Festa e Giulio Sapelli

Hollande, 100 errori in 100 giorni

Negli anni Settanta e Ottanta volavano le «aquile», François Mitterrand e Helmut Schmidt: «leader capaci di una visione complessiva e di assumersi responsabilità strategiche». Negli anni Novanta sulla scena irrompono i «falchetti», Tony Blair e Gerhard Schröder, «leader coraggiosi ma limitati». Infine si arriva ai nostri giorni, quelli dei «polli di batteria», François Hollande, José Luis Zapatero e Walter Veltroni, «allevati negli apparati, a cui capita il potere per caso, leader che sostituiscono le frasi alle scelte e preferiscono trovare nicchie di consenso piuttosto che affrontare problemi strutturali». In 86 pagine, «nel tempo che dura un film» ma che è invece un ebook - I cento giorni di Hollande (edito da go-Ware, 1,99 euro) - la parabola della sinistra europea e dei leader che l'hanno incarnata negli ultimi quarant'anni è condensata in una conversazione tra i due autori, Giulio Sapelli, storico ed economista, e Lodovico Festa, firma del Giornale e analista politico.

Un quadro desolante, che racconta di una traiettoria discendente partendo dal bilancio dei primi tre mesi di governo del presidente francese. «Un pollo da batteria» anche lui come Zapatero (l'ex premier spagnolo definito da Sapelli «leader per sbaglio», che «si affida ai matrimoni gay invece che studiare l'economia»), entrambi accomunati dalla stessa strategia fallimentare: recitare frasi invece che perseguire obiettivi.

Il resoconto, giorno per giorno, dei primi cento del «presidente normale» diventa così un calendario denso di provvedimenti di facciata - dal taglio degli stipendi di presidente e premier all'annuncio dell'introduzione dei matrimoni gay - ma «privo di misure necessarie per arrivare al cuore dei problemi, né a quelli della finanza né al fondo della questione europea». In campagna elettorale Hollande «promette di offrire un'alternativa alla Merkel, poi non è capace di balbettare una scelta chiara - spiega Festa - sostituendosi all'asse Merkel-Sarkozy con una posizione ancora più subalterna». Poi ci sono i comportamenti personali: il caso della Trierweiler, la compagna del presidente in competizione con l'ex Ségolène Royal, che «ha svelato l'incapacità di Hollande di governare la propria vita familiare, una circostanza pericolosa per un leader perché lo copre di ridicolo». Tutti scivoloni che spiegano la clamorosa perdita di consensi del capo dell'Eliseo, crollato in poche settimane da un'approvazione iniziale del 61% al 46% di oggi.

Ma è il confronto con i «giganti» della sinistra europea, in testa Mitterrand e Schmidt (le «aquile» capaci di guardare i problemi dall'alto) che fa impallidire i leader della sinistra del nuovo millennio. «Negli anni Settanta e Ottanta - spiega Sapelli nella conversazione con Festa - due sono i fattori che distinguono l'ieri socialista dall'oggi: lo sforzo di un approfondimento culturale e la tensione a essere autonomi dalla forte spinta liberista impressa man mano a quella stagione da Margaret Thatcher e Ronald Reagan». Nella lista dei grandi di allora entra anche Bettino Craxi, «protagonista di un disegno politico che sarà sconfitto - dice Sabelli - ma che con Ezio Tarantelli e Pierre Carniti mette a segno una politica del lavoro che darà i suoi frutti, con Schmidt è decisivo nel resistere all'ultima carica brezneviana, con Mitterrand è protagonista della costruzione della nuova Europa (isolando gli oppositori alla riunificazione tedesca)».

Alla fine si salvano anche Blair e Schröeder, i «falchetti» «capaci di perseguire disegni ambiziosi e con invidiabile audacia», «dotati di visione e coraggio», anche se

incapaci di autonomia rispetto all'ondata liberista e alla sua deriva finanziaria. Resta da capire che ne sarà dei pulcini di oggi, Ed Miliband nel Regno Unito e Alexis Tsipras in Grecia. Sono piccoli di aquila o di pollo?

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