Hollande, il grigio burocrate che vuol cambiare Bruxelles

È l’anti Sarkò, molte sconfitte e nessun trionfo alle spalle. Chiede regole nuove a Ue e Banca Centrale. E spaventa i mercati per le sue minacce sulle supertasse

Hollande, il grigio burocrate che vuol cambiare Bruxelles

«Il budino è in forno» («Le flan est au four»), per dirla con le parole del popolo di Twitter e Facebook. Tradotto: François Hollande passa al secon­do turno. Per i francesi, anche per quelli che lo hanno votato, è lui «il budino», il candidato socialista in testa e papabile nuovo«re»di Fran­cia nel ballottaggio delle presiden­ziali del 6 maggio. Molle, ossia mo­derato rispetto a una sinistra fran­cese combattiva - figlia del secon­do partito comunista più importan­te d’Europa­ e ancora un po’ nostal­gica della rivoluzione (vedi il quar­to posto del «Front de gauche» di Jean-Luc Mélenchon). Ma anche «molle» per i toni mai particolar­mente agguerriti, per un passato più da uomo d’apparato che da lea­der e per una storia fatta di tante sconfitte e nessun trionfo. Così lo ha definito la sua compa­gna­di partito e probabile futuro pri­mo ministro Martine Aubry, da lui battuta alle ultime primarie sociali­ste: «Non si combatte una destra dura con una sinistra molle», tuo­nò la segretaria del partito appena un anno fa. Un affondo rincarato dall’ex compagna di vita e madre dei suoi quattro figli, Ségolène Ro­yal, che con grande lucidità e perfi­dia ne indicò il tallone d’Achille: «l’inazione». Eppure, all’età di 57 anni, «l’uo­mo qualunque» che fu il tecnico ombra alla corte dei Grandi, da François Mitterrand a Jacques De­lors fino a Lionel Jospin, l’ex segre­tario di partito che nei suoi 11 anni al vertice (1997-2008) ha collezio­nato alcune delle peggiori batoste per i socialisti francesi (l’esclusio­ne di Lionel Jospin, superato da Jean-Marie Le Pen, nel ballottag­gio del 2002) e la sconfitta persona­le e di carriera più dura ( battuto alle primarie del 2007 dalla compagna Ségolène, poi sconfitta da Sarkozy), il leader senza nessun esperienza ministeriale pregressa, si è imposto agli occhi degli elettori francesi, proprio per queste sue ca­­ratteristiche, come l’anti-Sarkò. Tutto l’opposto del presidente uscente Nicolas Sarkozy. Il simbo­lo apparente del rigore e della nor­malità contro il capo di Stato scivo­lato anche sull’immagine dopo il matrimonio mediatico con l’ex top model Carla Bruni, le vacanze di­spendiose pagate da noti miliarda­ri e l’amore per gli orologi costosi e le cene di lusso.

In realtà - in pochi lo ricordano ­più che l’anti-Sarkò, Hollande si è affermato all’interno del partito co­me l’anti-Dsk. Contro Dominique Strauss Kahn aveva organizzato la sua battaglia per le primarie sociali­ste in cui si sarebbe scelto l’uomo da contrapporre a Sarkozy. E an­che stavolta, prima che lo scandalo a sfondo sessuale travolgesse l’ex direttore del Fondo monetario in­ternazionale, la prospettiva era di una indubbia e pesante sconfitta. I sondaggi dicevano che tra i due, nel confronto che è mai stato, lo scarto era di circa 20 punti percen­tuali.

Ma è proprio a questo punto, con le accuse di stupro che coinvol­gono Dsk, l’ex uomo di punta dei so­­cialisti, che all’interno del partito e dell’opinione pubblica francese si consuma il cambio di rotta: la vo­glia dell’uomo normale incarnato da Hollande. Che lo scorso ottobre ottiene l’incoronazione del partito e la benedizione dell’ex compagna Ségolène Royal, riapparsa al suo fianco in un comizio di riappacifica­zione politica a Rennes.

In giro per Parigi in scooter, quin­dici chili persi in poche settimane, al fianco la nuova compagna Valérie Trierweiler, ex giornalista di Paris Match , Hollande si defini­sce «il candidato del rispetto, del dialogo, della democrazia» e ricor­da i toni concilianti di Veltroni, compresa la scelta di non citare il nome dell’avversario. Ma se i fran­ce­si lo hanno premiato per i suoi to­ni moderati e per la sua politica più orientata alla «crescita» che «al rigo­re» - grande successo ha avuto la proposta di introdurre un’aliquota al 75% per i redditi superiori a un mi­lione di euro, nonostante gli scarsi risultati previsti-l’Europa e i merca­ti tremano al pensiero del suo ap­prodo all’Eliseo. Perché Hollande «il molle» potrebbe mostrarsi più forte delle migliori intenzioni di Bruxelles e rompere l’asse con la Germania che è stata il fiore all’oc­chiello di Sarkozy. Il candidato so­cialista si è impegnato già a rinego­ziare il «Fiscal Compact», il trattato europeo che impone il pareggio di bilancio entro il 2016 e per questo ha già provocato il mal di stomaco alla cancelliera tedesca Angela Me­rkel.

I mercati sembrano terrorizza­ti all’idea sia della supertassa al 75%, sia dei livelli di spesa pubblica a cui potrebbe tornare Parigi se rea­lizz­asse davvero i punti del suo programma: dal ritorno all’età pensio­nabile a 60 anni alle 60mila nuove assunzioni nella scuola. Ma Hollan­de promette: «Sarò più forte dei mercati e della finanza». Perché «la Francia non è fallita, sono i suoi lea­der che hanno fallito».

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