I figli di Israele vanno difesi ma neppure l'America si impegna contro il terrore

La carne giovane è la preferita dai terroristi. La perdita dei figli è stata sempre un'arma da essi usata per distruggere l'anima stessa di un Paese che della salvaguardia dei giovani che lo proteggono con la propria vita ha fatto il suo principale scopo. Basta pensare che 1500 prigionieri nella maggior parte terroristi sono stati consegnati all'Autorità Palestinese in cambio di un ragazzo solo, Gilad Shalit. Chi lo intende, può capire anche che cosa abbia attraversato ieri Israele, quando ha seppellito in fretta prima dello Shabbat (che interdice la sepoltura) quattro giovani e una donna quarantenne, Kochava Shikri, incinta dopo tanti tentativi. Lo aveva saputo solo quel giorno, ha raccontato sua sorella, ed era raggiante. Suo marito ferito nell'attentato a sua volta, il volto tumefatto, mentre la seppelliva non si capacitava di averla cercata fra i feriti senza trovarla, senza sapere per un giorno intero. I giovani uccisi erano amici per la pelle: insieme, raccontano le mamme, viaggiavano, lavoravano, progettavano. Amir Menashe e Itzik Kolangi, ventottenni, sono stati uccisi e sepolti nello stesso cimitero. Lasciano la disperazione dei genitori e delle mogli che li vedono scendere sotto terra e restano con i loro neonati di pochi mesi. Insieme nell'amicizia e nella morte anche Elior Price, di 26 anni, e Maor Harush, di 25. L'amicizia in Israele è fatta di una vita insieme nella fatica e nel cameratismo dell'esercito che dura tre anni, nel rischio che non ti lascia mai anche in vacanza, ed è allora che sei il ventre molle di Israele. Allora è facile per gli jihadisti colpire.
In questi mesi tentando un numero di attentati che disegna una situazione strategica nuova, si è organizzato un vero esercito di Guardie della Rivoluzione Iraniana e dagli Hezbollah all'estero: si calcolano circa ventimila militanti sparsi per il mondo. La diagnosi è che stavolta la scelta sia andata a un autobus di turisti perchè gli obiettivi simbolici, ambasciate e personaggi, erano stati tentati senza successo. Gli americani da ieri, con gli Israeliani, certificano che il terrorista di Burgas sia un hezbollah guidato dall'Iran.
Ora, se fossero vere le ipotesi finora smentite dalla Svezia, l'attentatore al servizio degli Hezbollah sarebbe uno svedese di origine tunisina che ha fatto qualche anno a Guantanamo come jihadista ed è stato liberato per l'impegno della Svezia stessa. Per ora è certo soltanto che la Bulgaria ha in mano il dna dell'attentatore. Vedremo. Ma è certo che quando il 9 luglio gli Usa hanno aperto il Global Forum contro il terrorismo appena fondato, su richiesta turca, Israele è stato escluso. Non solo: citando la lista dei Paesi colpiti dal terrore la sottosegretaria di Stato americano Maria Otero si è dimenticata di citarlo.

In queste ore Obama e Netanyahu parlano al telefono, perchè Obama teme una reazione israeliana sul Libano degli hezbollah o su obiettivi iraniani. Ma è difficile credere a un'alleanza vera contro il terrore quando gli Usa discriminano il Paese più colpito e fra i più capaci.

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