Incubo killer in tutta Francia C'è il Dna ma manca il nome

La buona notizia è che il giovane fotografo ferito nell'irruzione armata a Libération è uscito con successo dal coma artificiale. Dopo un intervento durato sei ore, sta meglio ed è cosciente. La cattiva è che, nonostante l'annuncio sulla sua cattura, smentito poi dagli investigatori, l'attentatore è ancora a piede libero, a distanza di 24 ore dall'attacco che ha lasciato sgomenta la Francia, dopo una giornata di panico in cui il mancato killer ha prima aperto il fuoco nella hall del quotidiano francese, in pieno centro, ferendo il fotografo di 23 anni, per poi sparare in zona Défense alla sede di una banca, e infine farsi riportare sugli Champs Elysées dopo aver sequestrato un uomo in auto ed essersi dileguato fra la gente. Con sé ha ancora il fucile a pompa - con cui ha tentato di uccidere ieri e ha minacciato lo scorso venerdì anche i giornalisti della tv Bfm - e lo zaino carico di bombe che ha mostrato all'automobilista sequestrato. Ora la chiave che potrebbe portare alla soluzione del giallo è tutta nel codice genetico dell'attentatore, quel Dna di cui gli inquirenti sono ormai in possesso. Col paradosso che ormai dello sparatore folle si sa quasi tutto, si conosce bene il suo identikit tratto dalle foto delle telecamere che lo hanno ripreso in azione, mentre si ignora ancora completamente la sua identità. L'attentatore solitario - una cane sciolto, di cui non si conoscono ancora nome e background sociale e idelogico che potrebbero spiegare il movente dei suoi attacchi - ieri si è cambiato d'abito evidentemente per confondere le proprie tracce. L'ultima immagine diffusa dalla polizia - tratta delle videocamere di sorveglianza della metropolitana di Parigi, alla fermata Alma-Marceau, poco lontano dagli Champs-Elysées - lo ritrae con una giacca rossa dal collo nero, una mise diversa dal parka verde militare che indossava durante l'assalto a Libération.
Per qualche minuto ieri l'incubo è sembrato svanire per i due milioni di parigini tra i quali Mister X si è confuso. Un sospetto è stato fermato e il suo volto sembrava avvicinarsi molto a quello del mancato killer. Poco dopo il fermo, però, la procura è corsa a smentire: l'uomo, bloccato nel VII arrondissement, aveva un alibi di ferro: era dal medico quando il tiratore folle seminava il panico in città.
L'allarme dunque resta alto, con le sedi di giornali, tv e i grandi centri commerciali della capitale ancora sotto stretta sorveglianza. Mentre si diffonde la paura che l'uomo sia fuggito lontano: un sospetto, armato di fucile, il volto coperto da un foulard, è stato visto da alcuni testimoni a Perigueux, nel centro della Francia, dove sono state rafforzate le pattuglie davanti ai media e alle scuole.
Gli inquirenti hanno cercato di carpire dall'ostaggio, l'unica persona che ha parlato con l'attentatore ieri durante il tragitto verso gli Champs Elisées, più particolari possibile. Mister X gli ha mostrato una bomba estraendola da una delle due borse da cui non si separa mai, all'interno di una delle quali c'è il fucile che ha già sparato diversi colpi. «Sono pronto a tutto», ha detto all'automobilista. E le autorità lo sanno.

Dalle 400 chiamate arrivate dopo l'appello del governo potrebbero emergere ulteriori dettagli. Il ministro degli Interni Manuel Valls però non nasconde i timori: «C'è preoccupazione fin quando non lo prenderemo, sappiamo che può di nuovo passare all'azione».

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