Il governo iracheno ce la può fare da solo. Ne è convinto l'ayatollah Ali Khamenei, massima guida spirituale di quell'Iran sciita che è legato a Baghdad dalla vicinanza con l'esecutivo di Nuri al-Maliki.
In poche settimane gli uomini dello Stato islamico dell'Irak e del Levante (Isis) hanno preso d'assalto e catturato città importanti come Mosul, la seconda più grande del Paese, ma Khameini è sicuro che a Baghdad possano sbrigarsela senza gli americani, che hanno già deciso di inviare 300 consiglieri militari e 275 uomini da mettere a guardia delle sedi diplomatiche, ma chiarito che non schiereranno truppe da combattimento.
"Ci opponiamo con forza all'intervento degli Stati Uniti e di altri - ha detto Khamenei, citato dall'agenzia semi-ufficiale Irna - negli affari interni dell'Irak". L'ayatollah ha descritto la disputa come uno scontro tra chi vorrebbe Baghdad agganciata agli Stati Uniti, guidata da "un lacché" della Casa Bianca e chi invece preferisce uno Stato indipendente.
Oggi le forze irachene si sono ritirate da tre città nella provincia occidentale dell'Anbar (Al-Qaim, Rawa e Ana), vicine al confine con la Siria. Una mossa che le autorità militari hanno descritto come una ritirata tattica. Secondo la Bbc i jihadisti avrebbero il controllo anche di Rutba, sulla strada tra la capitale e il confine con la Giordania.
538em;">Continuano intanto le incursioni dell'aviazione su Tikrit, la città natale di Saddam Hussein, tra le prime città occupate dall'Isis nella sua offensiva irachena. Testimoni locali parlano di sette morti, ma secondo la tv irachena le vittime tra i miliziani sarebbero almeno quaranta.
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