L’analisi

Questa volta è una bomba vera. I rapporti preliminari del Pentagono indicano che l’ordigno al plutonio fatto esplodere da Pyongyang aveva una potenza tra i 10 ed i 20 kiloton, equivalente a 10-20.000 tonnellate di tritolo. Ovvero una bomba della stessa grandezza di quella lanciata nel 1945 dagli Stati Uniti su Nagasaki. Il primo test nucleare nordcoreano, nell'ottobre del 2006, fu invece molto meno convincente, intanto perché la potenza non superava i 5 kiloton e poi perché probabilmente non ebbe piena riuscita. Qualcuno pensa ancora si sia trattato di una colossale bufala.
Ora invece ci sono pochi dubbi. Il capo di Stato Maggiore Usa, Ammiraglio Mike Mullen, ha detto di non essere stato sorpreso. Probabilmente il Pentagono ha seguito tutto attraverso i satelliti spia. Ed è possibile che abbia dispiegato aerei «sniffatori» che raccolgono nell’atmosfera particelle liberate nell'esplosione, ancorché sotterranea. Al di là del valore politico e strategico, l’esplosione nucleare è indispensabile per consentire alla Corea di mettere a punto non una bomba sperimentale, ma un ordigno militarmente impiegabile. In assenza dei potentissimi laser e calcolatori utilizzati negli Usa e in Francia per simulare «a freddo» i test nucleari, Pyongyang può solo procedere con prove reali. Peraltro, anche se c'è qualche voce contraria, gli analisti ritengono che la Corea abbia bisogno ancora di anni per mettere a punto un'arma nucleare lanciabile da un aereo o con un missile.

La materia prima, il plutonio, non manca: la Corea ne possiede per almeno 6-10 bombe da 20 kiloton e ne produrrà ancora con il riavvio del centro di Yongbyon. Ma ciò che preoccupa di più è la possibilità che il regime possa cedere ad altri la sua tecnologia, come ha già fatto a suo tempo in campo missilistico a favore dell'Iran.

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