L'Europa taglia fuori Israele e allontana ancora la pace il commento 2

di Finalmente tutto l'irragionevole livore dell'Europa contro Israele ha superato i confini delle solite condanne, e si è rovesciata in un documento bilioso, degno di una ong di attivisti filopalestinesi, e che porterà grandi danni economici e morali: li porterà a Israele perché ne delegittima la politica e infine la stessa capacità di decidere che cosa sia necessario alla sua sopravvivenza; all'Ue perché la rende un corpo squilibrato e quindi escluso da eventuali colloqui di pace cui invece John Kerry, alla sua quinta visita in Medio Oriente, sembra avvicinarsi; ai palestinesi perché il numero di coloro che hanno interessi primari nella convivenza con gli ebrei anche nei territori oltre la Linea Verde è certo molto maggiore di quello dei loro politici. Abu Mazen esprime la maggiore soddisfazione: l'Unione europea gli fornisce l'ennesima ragione per rifiutare il processo di pace che gli Usa faticosamente cercano di reinstaurare, tanto quello che vogliono lo ottengono comunque. Non è peregrino immaginare che il documento europeo, particolarmente brutale e misero, non sia stato stilato ai massimi livelli, ma da funzionari abituati a sguazzare nel politically correct antisraeliano: esso dice che «l'Ue si impegna a che tutti gli accordi fra l'Ue stessa e lo Stato d'Israele debbano inequivocabilmente ed esplicitamente indicare la loro inapplicabilità ai territori occupati da Israele nel 1967, ovvero le alture del Golan, la West bank, Gerusalemme Est o la Striscia di Gaza». E allarga il suo raggio a tutti coloro che anche dentro la Green Line svolgano attività comuni con i Territori. Un intervento di boicottaggio plenario. A parte che Gaza non è più occupata da tempo, che il Golan è stato annesso (e meno male altrimenti chissà cosa ne farebbe oggi Bashar Assad, dato che il territorio era siriano, non palestinese, ma l'Ue pensa affettuosamente anche a lui, pare), per la West Bank la volontà di compiere un gesto di esplicita ostilità verso Israele è evidente. Il fatto che vi siano implicate tutte le istituzioni e le persone che in un modo o nell'altro hanno a che fare con i Territori, e proibisca di avere a che fare con loro, significa per esempio che non sarà più possibile proseguire i progetti di ricerca comune con l'Università di Gerusalemme, o di Ariel, o di altri istituti di ricerca siti al di là della Linea Verde. Significherà che improvvisamente 500mila persone, con i loro annessi e connessi dentro la Linea Verde (esportatori, distributori..) verranno intrappolate, discriminate, impoverite. Che Gerusalemme domani dovrebbe essere, secondo l'Ue, divisa, magari con un muro come a Berlino. Nei Territori vivono contadini, vinai, piccoli fabbricanti, professori e scienziati che collaborano produttivamente con i palestinesi. Ma la fantasia dell'Ue è che in Giudea e Samaria, si aggiri una schiera di 500mila fanatici a cavallo, che impediscono la pace. Ma la pace si farà, secondo la risoluzione dell'Onu 242 quando il confine fra i due stati sia disegnato anche in base alla sicurezza di Israele. Nessuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza definisce illegale l'occupazione dei territori conquistati dopo la guerra di difesa del '67, e tutti i documenti rilevanti sugli agglomerati abitati a ovest del fiume Giordano, dal 1920 in poi dimostrano che la cosiddetta illegalità internazionale è un'invenzione politica senza fondamento. L'Ue sembra aver già compiuto la trattativa, e ha posto il confine lungo la Linea Verde. Ma essa è solo la linea armistiziale del '49, che non esiste più dai tempi della pace con la Giordania. Stabilire un confine lungo quella linea, l'Ue sa che cosa significherebbe? Vorrebbe dire consentire che l'aereoporto Ben Gurion fosse preda di possibili attacchi, e lo stesso avverrebbe con molte altre zone di importanza vitale, compresa Gerusalemme. L'Ue sa benissimo che Abu Mazen ha dichiarato che una volta stabilito uno stato esso dovrebbe essere completamente judenrein. Si tratta di un messaggio razzista, in linea coll'antisemitismo che domina l'Autorità Palestinese nei libri di testo scolastico, alla tv, sulla stampa... e che prelude allo spostamento forzato di 500mila persone che vivono e lavorano nelle zone che l'Europa considera già stato palestinese, e quindi judenrein, secondo le dichiarazioni dei suoi leader.

Perché l'Europa fa questo? E proprio adesso? Di certo, il più irritato non è Netanyahu, è Kerry: l'Europa gli sta distruggendo ogni possibilità di convincere i palestinesi a intraprendere la normale strada della trattativa.

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