L'integralismo nasconde la voglia di Occidente Crollano nozze e nascite

Svolta culturale nei Paesi a maggioranza islamica. In Iran il tasso di natalità giù del 70% in trent'anni

L'integralismo nasconde la voglia di Occidente Crollano nozze e nascite

Basta seguire giorno dopo giorno il mondo islamico in rivolta per rendersi conto che siamo lontani dal capire: i laici, i loro blogger e i loro rapper vengono perseguitati e calpestati dopo aver gestito la rivoluzione, ma poi è la volta degli islamisti che benché al potere, votati in elezioni plebiscitarie, si ritrovano la folla infuriata che li prende a calci e muore ancora in piazza cercando di cacciarli via. Ma esiste una foto di gruppo del mondo islamico che ci dice una verità, è una foto che va dal Marocco all'Iran, una foto senza bambini: «una modificazione oceanica» la definisce Nicola Eberstadt uno studioso dell'American Enterprise Insitute che esamina «il declino verticale» dei tassi di natalità del mondo islamico, e la «fuga dal matrimonio» delle donne che ne fanno parte.
Non ci si crede: i dati di 49 Paesi a maggioranza musulmana ci dicono che dagli anni 80 ai primi dieci anni del 2000, la natalità è calata del 41 per cento, in confronto al declino, anch'esso tuttavia impressionante, del mondo intero che assomma al 33. L'Iran è sceso del 70 per cento, «uno dei declini più rapidi e pronunciati che si sia mai visto nella storia». Mai le donne iraniane avevano partorito solo due bambini per coppia, la media era di cinque o sei. Alla fine di questo secolo se continua questo trend, la popolazione iraniana sarà diminuita del 50 per cento. Gli altri paesi che quanto a natalità sono calati del 50 per cento e più sono l'Oman, gli Emirati, l'Algeria, il Bangladesh, la Tunisia, la Libia, l'Albania, il Qatar e il Kuwait. I soli Paesi musulmani dove si fanno ancora tanti bambini sono i più illetterati e poveri: il Mali, il Niger, la Somalia e l'Afghanistan. Il tasso di natalità è crollato fra i palestinesi, per cui tutti gli studi che incitano Israele a lasciare i territori in modo da non essere sommersi, sono stati travolti dalla realtà.

Immaginare che le città islamiche diventino spopolate di bambini è un cambiamento storico globale, cambiano l'economia e i problemi dell'immigrazione. Il mosaico di cause che determina il fenomeno è complicato, ma è facile dire che cosa non c'è; non c'è un predominio religioso, nel clima della vittoria della Fratellanza Musulmana o degli Ayatollah la modernità cambia la vita. Anche nei Paesi islamici esiste la «fuga dal matrimonio» delle donne, le ragazze quando possono rimandano la famiglia che la tradizione vuole quasi in età infantile, vince la scelta di istruirsi e di lavorare, l'idea che tante braccia sono una ricchezza resta legata alla società rurale mentre l'inurbamento è prepotente. In più, come da noi, il fascino di una casa decente e non superpopolata, l'aspetto fisico, la Coca Cola, una nutrizione sufficiente, l'auto, sostituiscono i vecchi ideali, rendono consapevoli che figli non vuol dire orda infantile.

Speriamo così che i bambini del mondo islamico siano, com'è logico, più preziosi per tutti, più rispettati da tutti, e che amino la vita almeno quanto noi l'amiamo. Perché certo gli orribili slogan di chi ama la morte quanto voi amate la vita» sono, oltre che alla religione e all'ideologia, legati anche alla confusione della fame e della sovrappopolazione.

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