«Che posto di m ». La garbata notazione geopolitica, racconta Der Spiegel, scappò di bocca alla Bundeskanzlerin Angela Merkel ai primi dello scorso marzo mentre Gerhard Schindler capo della Bundesnachrichtendienst (Bnd), il servizio d'intelligence tedesco, le spiegava la situazione del Mali minacciato dall'avanzata qaidista.
La pratica Cancelliera una soluzione già l'aveva. E come sempre univa l'utile al profittevole. Bastava continuava a vendere armi agli amici algerini e lasciare a loro la soluzione delle beghe islamiste nel Sahel. Dal punto di vista dei conti, quello preferito dalla pragmatica Angela, era la soluzione perfetta. L'Algeria è uno dei più affezionati acquirenti d'armi tedesche. I suoi ordini, pagati in petrolio e gas, crescono continuamente e rappresentano una parte importante di quell'export d'armi che nel 2011 ha garantito a Berlino un bilancio record con oltre dieci miliardi di fatturato. L'Algeria combatte il terrore islamico sin dall'inizio degli anni Novanta e i suoi servizi di sicurezza sono i più esperti nell'infiltrare i gruppi qaidisti.
Per la pratica signora Merkel, sempre restia a mandare soldati tedeschi in cerca di guai, ma sempre disposta a vendere armi al miglior offerente, l'opzione algerina restava dunque la migliore. Vaglielo a spiegare a David Cameron, incavolato nero per quel blitz delle forze speciali di Algeri che ha risolto l'assedio di In Amenas facendo carne di porco degli assalitori e degli ostaggi occidentali. Certo lo stizzito David potrebbe consolarsi telefonando a Mario Monti. Lo scorso marzo toccò a lui sentirsi comunicare la morte dell'ostaggio Franco Molinara ucciso durante uno sgangherato raid britannico deciso all'insaputa di noi italiani. Ma se questa è l'Europa e queste sono le sue contraddizioni allora il buco nero del Mali e quello dell'Algeria sono lo specchio di tutte le sue ipocrisie. Ipocrisie spacciate come «intervento umanitario» dalla Francia di Sarkozy quando decise - d'intesa con gli alleati e soci in affari del Qatar - di far fuori l'ingombrante Muammar Gheddafi. Mal gliene - e ce ne - incolse. Proprio l'eliminazione del Colonnello ha scoperchiato il vaso di Pandora libico innescando prima la caduta del nord del Mali e poi quella strage di In Amenas destinata a venir ricordata come uno dei peggiori massacri d'ostaggi occidentali. Dalla Libia, dove campavano da anni grazie ai soldi di Gheddafi, sono scese, la scorsa primavera, le milizie tuareg lanciatesi alla conquista di Timbuctu dopo aver fatto razzia di armi negli abbandonati arsenali libici. Dalla Libia arrivano ora Mukhtar Belmukhtar e il manipolo di tagliagole intenti a vendicare l'intervento francese in Mali con il sangue dei tecnici europei, americani e giapponesi.
In tutto questo la Francia di Sarkozy e di François Hollande s'è ripetutamente scordata di chiedere agli amici e soci in affari del Qatar, con cui ha condiviso le glorie della campagna libica, cosa ci facciano gli emissari dell'emirato nei territori del nord del Mali controllati dal «Movimento per l'unità e la Jihad dell'Africa Occidentale», uno dei tre gruppi terroristi a cui Parigi sta facendo la guerra. Come hanno rivelato le veline dei servizi segreti di Parigi ignorate dall'Eliseo, ma pubblicate da Le Canard e altri giornali, gli emissari della Mezzaluna rossa del Qatar operano da tempo nei territori del Mali occupati dai terroristi dove hanno distribuito circa un milione e 400mila euro in aiuti e denaro. Una presenza e una generosità confermata ufficialmente dal presidente della Mezzaluna del Qatar Mohammed Bin Ghanem, secondo cui l'organizzazione è impegnata a portar soccorso alle popolazioni civili vittime della guerra.
In quest'Europa la Francia non è l'unica ad evitare le domande scomode. L'Inghilterra affranta per gli orrori di In Amenas dovrebbe chiedersi come mai Londra sia da oltre vent'anni il santuario più frequentato dagli islamisti algerini.
E Cameron dovrebbe spiegare perché il suo governo si dia tanto da fare per strappare a Bashar Assad una Siria condannata a cadere poi nelle mani degli integralisti armati da Qatar e Arabia Saudita. Insomma se il Mali, visto da lontano, è come lo descrive Frau Merkel anche quest'Europa, vista da vicino, non sembra assai migliore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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