Mubarak, fine vicina: condannato a morte dalla depressione

L'ex presidente ha il cuore a pezzi, respira male, è a rischio ictus. E non vuole più lottare. La moglie Suzanne si precipita in carcere e accusa: "Se muore è colpa vostra"

Mubarak, fine vicina: condannato a morte dalla depressione

Il Faraone è al lumicino. O forse, come ripetono alcune voci di internet, è già morto. L'inizio della fine è stata quell'udienza del 2 giugno in cui il giudice ha pronunciato la fatidica parola ergastolo. Un ergastolo comminatogli per aver organizzato ed approvato le violenze che hanno causato la morte di centinaia di dimostranti nei giorni della rivoluzione di gennaio e febbraio 2011. E così, a 16 mesi dalle sue dimissioni e ad una settimana dalla condanna, l'epilogo sembra ad un passo.

Da una settimana a questa parte il cuore già debole dell'84enne ex presidente Hosni Mubarak arranca, si blocca, riprende a battere controvoglia. Pochi a questo punto s'illudono possa ripartire. Quel cuore di combattente sembra voler seguire l'auspicio del proprio padrone, di un presidente sconfitto che dopo la sentenza di condanna implorava di non venir portato in prigione. Da allora, ripetono i fedelissimi di Hosni Mubarak, l'ex presidente non ha più voglia di lottare, preferisce la morte dell'ignominia di Tora, il super- carcere alla periferia del Cairo dov'è rinchiuso assieme ai figli. Mubarak, da tempo malato e sofferente, aveva subito un primo infarto già durante il trasferimento in elicottero dalla gabbia dell'aula giudiziaria al carcere. La morte a questo punto potrebbe arrivare tra poche ore ed essere innescata da un ictus causato dal battito irregolare del muscolo cardiaco. Ad affermarlo sono i componenti dell'equipe medica che ha in cura l'ex rais ricoverato nel centro di terapia intensiva della prigione. Secondo gli stessi medici Mubarak sarebbe stata sottoposto alla respirazione artificiale per ben cinque volte nel corso degli ultimi giorni.
Dopo l'ennesima ripresa i sanitari hanno raccomandato il suo trasferimento in un ospedale militare o nel Centro medico internazionale, dov'è rimasto ricoverato per dieci mesi in attesa della condanna. A dar retta a loro Mubarak soffre di una profonda depressione, di problemi neurologici e di «shock» psicologico: «La salute dell'ex presidente è in declino, ma al momento è stabile nel suo stato di complessivo deterioramento» riferivano ieri le fonti ufficiali.

Ad avvalorare i timori di una fine imminente ha contribuito ieri anche la notizia dell'arrivo al carcere di Tora della moglie Suzanne accompagnata dalle due nuore. Le tre donne avrebbero ottenuto un permesso speciale proprio per la gravità della situazione. «Sarete responsabili della sua morte» ha accusato la moglie protagonista da alcuni giorni di una campagna che punta ad ottenere il trasferimento di Mubarak in un ospedale militare. Le condizioni del rais hanno intanto messo in frenetica attività i siti web egiziani scatenati nell'alimentare le tesi secondo cui Mubarak sarebbe tenuto in vita artificialmente o addirittura già morto. Ipotesi avvalorate dalle voci sulla riapertura della tomba di famiglia del Faraone.

Dietro il giallo della scomparsa, avvenuta o imminente, fioriscono naturalmente le più disparate tesi complottistiche. Fra le più evocate c'è quella secondo cui la giunta militare avrebbe deciso d'annunciare la scomparsa dell'ex residente a poche ore dal ballottaggio del 16 giugno per la presidenza. L'emozione per la scomparsa del rais servirebbe ad alimentare il rimpianto per il passato e moltiplicare i consensi a favore di Ahmed Shafiq, il generale ex premier che si contrappone ai Fratelli Musulmani ed è considerato il candidato favorito dei generali.

Secondo altre tesi rilanciate dal web lo stato di prostrazione psicologica di Mubarak e le continue crisi cardiache sarebbero invece una messa in scena organizzata per avvalorare la petizione della moglie e giustificare il suo ricovero in una struttura esterna al carcere.

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