Nel 2013 del Medio Oriente non ci sarà più la Primavera

Conflitti, restaurazioni, repressione. Nel mondo arabo la voglia di democrazia sarà sostituita da tanti islam. Uno più cattivo dell'altro

Nel 2013 del Medio Oriente non ci sarà più la Primavera

Il 2013 sarà l'anno del rimpianto e della confusione, scuoteremo la testa ogni giorno chiedendoci come abbiamo potuto chiamare Primavera Araba quella cosa che ora sconquassa il Medio Oriente e che contagia il mondo musulmano intero verso la Sharia, la legge coranica, con nuovi scontri, nuovi conflitti, nuove contrapposizioni. La difficoltà di trasformare una coscienza rivoluzionaria in una coscienza democratica è un problema che l'Europa ha elaborato per decenni: il mondo arabo comincia ora a affrontarla con la zavorra impossibile della religione al comando. Dalla Tunisia, al Cairo, allo Yemen, alla Libia, e infine alla Siria, possiamo prevedere l'allargarsi geografico del panorama rivoluzionario verso la Giordania (il cui bravo re Abdullah tiene a malapena) e il Sudan, la sharia, la legge islamica, è diventata il messaggio dominante. La Fratellanza Musulmana è la nuova internazionale panarabista, e nel 2013 stenderà le sue ali. Dalle aree dove le rivoluzioni hanno o hanno avuto luogo si allarga al mondo, dall'Europa al Mali, all'Indonesia. L'anno 2013 sarà, per la coscienza occidentale, quello dello stupore, della disillusione, non vedremo crescere la democrazia, vedremo come la richiesta dei giovani è stata compressa in quella di più Islam, un Islam rivendicativo e orgoglioso, che nella memoria storica sarà la bandiera dell'abbattimento dei feroci dittatori che per decenni hanno funestato i Paesi in rivolta. I giovani bloggers sono lontani, chissà se li rivedremo. Assisteremo al consolidarsi degli scontri tribali e religiosi che la fine dei dittatori ha portato alla luce, in primis quello fra sunniti e sciiti. Al terzo punto, ma certo non all'ultimo per importanza, la questione iraniana giungerà al suo punto di non ritorno. Lo scontro Israelo-Palestinese, non sarà risolto una soluzione l'anno prossimo.
L'Egitto sarà attraversato dall'umore esacerbato di quelli che si vedono traditi dalla nuova costituzione islamista, e dalla gara per il potere fra i Fratelli Musulmani e il potente esercito, padrone di armi, di fabbriche, strade, cibo. Solo 32,9 per cento dei 52 milioni di egiziani registrati ha votato, quindi il voto del 62 per cento per la costituzione di Mursi non parla di stabilita. L'Egitto ha chiesto al Fondo Monetario un prestito di 4miliardi 800milioni di dollari, ma senza le riforme richieste non se ne parla. La miseria e lo scontro sono all'ordine del giorno.
La Siria ogni giorno cambia scenario se non per lo sfondo rosso sangue delle stragi di Assad e le risposte, a loro volta feroci, dei ribelli. La conclusione del regime alawita, certo in vista, potrebbe prendere mesi. Lo scenario oltre a un'eventuale fuga di Assad, è una suddivisione del territorio in cui Assad, lasciando Damasco, crei un'enclave nella zona costale di Tartus. Questo consentirebbe ai russi di mantenere la presa oggi in declino sul Medio Oriente, ciò che fino ad oggi li ha trattenuti, insieme agli Hezbollah e all'Iran, a fianco di Assad. Ormai anche i russi si rendono conto che il rischio è che le armi chimiche di Assad possano finire in mani terroriste, e che per evitarlo bisogna calmare le acque, porre il territorio sotto il controllo di forze ragionevoli, la Russia stessa, gli USA, Israele... Le armi, potrebbero finire, e forse lo sono di già in parte, nelle mani degli hezbollah.
Questo ci porta alla questione sciita-sunnita: il 2013 vedrà prese di posizione meno idelogiche e più tribali. Per esempio, gruppi di ribelli siriani (sunniti) hanno dichiarato la Jihad contro gli Hezbollah (sciiti, che hanno combattuto a fianco di Assad). É una novità assoluta, e il Libano ne potrebbe essere investito.
A sua volta il principe saudita Saud Al Faisal (sunnita) ha detto lunedì scorso all'Iran (sciita) che non tollererà più interferenze che «sollevano la sedizione» riferendosi al Baharain, ma anche agli iraniani in Siria, insieme algli hezbollah, in guerra a fianco di Assad. L'Iran, flette i muscoli, minaccia, mostra nuovi missili made in Iran con l'aiuto del Nord Corea, ma sa benissimo che nel 2013 la campana suona proprio per lui. L'arricchimento dell'uranio è ormai avanzato, sia Obama che Netanyahu hanno promesso che la bomba atomica non s'ha da fare, ma come intendano agire, non è noto. Certo il 2013 porta questo titolo di testa. Qualche segnale dell'importanza di schierarsi presto e bene viene dal fatto che la Turchia, dopo raffiche di odio antisraeliano, ha dato il permesso a che Israele partecipi alle esercitazioni della Nato.
Accanto a questi grandi movimenti, vedremo fiorire quelli nazionali che disegnano un Medio Oriente oltre le suddivisioni post coloniali: i curdi potrebbero finalmente ambire a una loro nazione. L'esercito e la volontà, l'hanno di già.

L'Iraq sembra a sua volta sempre più diviso. E la pace fra Israele e Palestinesi non sembra sull'agenda. Aleggia all'orizzonte una Nuova Intifada, comma dello scontro fra Fatah e Hamas. Peccato: è la parola chiave per il 2013 in Medio Oriente.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica