Pallywood, la fabbrica delle foto bugiarde costruite contro Israele

Una lunga lista di immagini truccate dai palestinesi per favorire la loro causa. L'ultima: un piccolo ferito davvero, ma in Siria

A volte si tratta di film in cinemascope e tre dimensioni, come la storia di Mohammed Al Dura, o quella di Jenin. A volte, è solo una bambina con la dermatite la cui penosa immagine viene diffusa e descritta («fonti palestinesi») spiegando che si tratta di una creatura colpita dal «fosforo bianco» che gli israeliani spargono sulle creature. Ma sempre Pallywood è.

Mettiamoci dunque comodi in prima fila: con questa guerra, Pallywood ha ricominciato il solito spettacolo. Con tutto il rispetto per i feriti e i morti veri, e dispiace non poco per il neonato perduto dal cameraman della BBC a Gaza, di nuovo è in corso una guerra parallela, non meno importante: quella delle bugie mediatiche con cui Pallywood (l'Hollywood palestinese) delegittima Israele e vittimizza la sua popolazione civile. Già la guerra in corso sui media internazionali è stata manipolata; la sua origine, nei titoli, è la gratuita decisione israeliana di eliminare Ahmad Jabari, capo militare di Hamas. Da qui poi sarebbe seguito il lancio di missili e l'escalation. Ma come sa chi ha seguito gli eventi, l'eliminazione mirata è avvenuta solo dopo che il sud d'Israele era diventato un tirassegno in cui la popolazione civile israeliana veniva bersagliata da Gaza. Contro ogni evidenza ora i palestinesi coadiuvati dalle solite Ong (finanziate da noi cittadini ignari, come dimostra un nuovissimo rapporto di Giovanni Quer, edito dalla Federazione delle Associazioni Italia-Israele) sostengono la tesi che è Israele ad attaccare i civili, e non Hamas.

Le foto manipolate sono il mezzo migliore: un Tablet Magazine di Adam Chandler, poi ripreso ovunque, ha mostrato un padre disperato con un bambino morto in braccio, e sarebbe accaduto sotto il fuoco israeliano. La foto è vera purtroppo, solo che si riferisce a un episodio accaduto in Siria. Un altro «documento» degli attacchi di Israele è apparso alla BBC: un signore con giacca beige e t-shirt fotografato alle 2,11 di tre giorni fa è morto. Peccato che ci sia un'altra foto delle 2,44 in cui lo stesso personaggio è ripreso mentre cammina. I morti che risorgono ebbero la loro sequenza più famosa filmata da un drone a Jenin nel 2002: la città madre di tanti attentati terroristi fu cinta d'assedio, alla fine ci furono 52 morti palestinesi e una quarantina di israeliani. Una battaglia in piena regola. Ma la propaganda palestinese sostenne che i morti erano stati un migliaio, una strage, disse Terje Larsen inviato dell'Onu «come a Srebrenica». La cronista che era sul posto non se la bevve, non era necessario credere solo alle «fonti palestinesi», basta cercarsene anche altre. Dopo la «strage», un funerale trasportava a braccia un morto su una lettiga, coperto da un drappo verde. Ma la lettiga oscillava troppo, così il morto fu costretto a saltare giù: un morto che cammina.

Pallywood è fantasioso, c'è «una bambina palestinese che lava il sangue del fratello» (2010, blog di Noam Abed) e invece è la pulizia di un mattatoio di Ramallah; c'è un padre che secondo un inviato all'Onu, Khullood Badawi, porta la sua bambina uccisa al cimitero, ma siamo in Iraq; c'è un bambina, Asil Ara'ra di 4 anni, deceduta per ferite d'arma da fuoco, ma è una terribile foto presa in Yemen, Israele non c'entra.

Chi ha dato una gran mano a Pallywood è Hezbollywood: ricordiamo durante la guerra del Libano (2006) l'ambulanza con un buco nel tetto, ma non era un foro di proiettile bensì una finzione praticata ad arte; le foto di famiglia spostate da una parte all'altra di varie rovine fumanti, insieme ai giocattoli, sempre gli stessi. E il fumo nero di esplosioni a Beirut, tutte finte, per cui venne licenziato un fotografo della Reuters. Seguiteremo a scrivere «da fonte palestinese apprendiamo che...»?

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