Ramallah, Letta vede Abu Mazen: "Tempo per una pace firmata qui"

Nell'incontro con il presidente il sostegno a un accordo tra Gerusalemme e Gaza

Il premier Enrico Letta e il presidente palestinese Abu Mazen a Ramallah
Il premier Enrico Letta e il presidente palestinese Abu Mazen a Ramallah

Continua il viaggio di Enrico Letta in Israele e nei territori palestinesi. Dopo avere incontrato il premier Benjamin Netanyahu e il presidente Shimon Peres, dopo avere visto anche Tony Blair, inviato del quartetto (Usa, Ue, Onu, Russia) per l'Unione Europea, il presidente del Consiglio ha dialogato oggi con il presidente palestinese Abu Mazen.

Sul tavolo il tema della ricomposizione dei rapporti tra palestinesi e israeliani. Ieri il premier Netanyahu ha sottolineato, in un'intervista al Corriere, che un accordo di pace porterebbe a un "referendum popolare". "Gli sforzi di Kerry - ha spiegato - vanno sostenuti". Il Segretario di Stato americano, negli ultimi mesi, è stato in Israele per ben cinque volte, ribadendo alle parti la necessità di lavorare insieme per una soluzione dei due Stati.

"Se decidesse di piantare una tenda a metà strada tra il mio ufficio a Gerusalemme e quello di Abu Mazen a Ramallah - ha poi detto Netanyahu - ci entrerei immediatamente e ci resterei fino a quando troviamo una soluzione al conflitto". Il presidente palestinese ha sottolineato che "le intenzioni di Kerry sono serie", dicendo però che "hanno bisogno di chiarimenti". Il Segretario di Stato statunitense sarà di nuovo nella regione tra una settimana.

L'incontro a Ramallah tra Enrico letta e il presidente palestinese ha ribadito la necessità di un trattato di pace nel solco del percorso fatto fino a oggi, ma da raggiungere nei luoghi che l'attendono. "Io penso - ha detto il premier italiano - che non sia più il tempo della pace firmata a Oslo o Washington, ma ritengo che la pace va firmata qui". Una risposta a chi pensava a un possibile "accordo di Roma", a cui giungere con la mediazione del nostro Paese.

538em;">Ad Abu Mazen, Letta ha ribadito il valore di una visita che rafforza i "rapporti storici tra i nostri popoli" e "la ferma convinzione italiana ed europea che non bisogna perdere questa occasione che potrebbe essere l’ultima" per pacificare l'area.

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