Sarkò ferma le tv: no al video delle stragi

Al Jazeera non trasmette il filmato della mattanza di Tolosa. Il presidente: se qualcuno sgarra, oscurerò i canali

Sarkò ferma le tv: no al video delle stragi

L’ultima partita tra il killer di Tolosa e la sua odiata patria, la Francia, è una guerra mediatica che Mohamed Merah aveva deliberatamente deciso di combattere. Il video filmato dall’estremista franco-algerino, telecamera al petto, durante la strage alla scuola ebraica - quattro morti, tre bambini e un rabbino - e durante le precedenti azioni mirate contro tre parà francesi a Montauban, è la bomba che il giovane fanatico islamico vuole far detonare post-mortem. Ma che ora gli inquirenti useranno soprattutto per mettersi sulle tracce di un terzo complice, dopo l’incriminazione di Abdelkader, il fratello dello stragista. Perché prima di essere ucciso dalle teste di cuoio francesi, e ancor prima di rinchiudersi nella sua abitazione, Merah si è premurato di consegnare il filmato «a una persona di sua conoscenza, dentro una borsa», come ha spiegato giorni fa il procuratore di Parigi François Molins. E il plico - la busta con una chiavetta Usb e una lettera di rivendicazione scritta di suo pugno da Merah, in un francese incerto e sgrammaticato - è stato inviato proprio mercoledì, giorno in cui il killer era sotto assedio e recapitato ieri via posta alla redazione parigina di Al Jazeera: una truce sequenza di urla di orrore e sangue condita con un sottofondo sonoro di canti religiosi e versetti coranici.

Immagini che, come già avvenuto nella battaglia agli estremisti di Al Qaida, mettono l’Occidente di fronte al dilemma fra lotta al terrorismo e diritto-dovere di informazione. È già accaduto con i proclami deliranti di Osama Bin Laden, diffusi dai siti jihadisti e dalle tv panarabe Al Jazeera e Al Arabyia, nel primo caso per pura propaganda, nel secondo dietro al principio del dovere di cronaca. È accaduto ancora - questa volta un dilemma tutto americano, risolto dal presidente Usa Barack Obama con un’auto-censura - dopo l’uccisione dello stesso Bin Laden, quando l’amministrazione americana decise di non mostrare le foto del cadavere del leader di Al Qaida per non infiammare il mondo arabo ed evitare che quelle immagini, video compreso, diventassero oggetto di culto o di eventuali speculazioni sulla sua morte. Succede di nuovo oggi. E questo primo round si chiude con Al Jazeera che decide di rinunciare alla diffusione, dopo che il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy aveva rivolto un appello «a tutti i canali televisivi in possesso di queste immagini a non mandarle in onda in rispetto delle vittime e della Repubblica». Sulla questione era intervenuto anche il leader socialista François Hollande, secondo cui, seppure legittima («ne avrebbe tutti i diritti») la messa in onda sarebbe stata «estremamente grave» e avrebbe «compromesso la presenza in Francia» della tv.

«Non siamo un tv sensazionalistica. Non vogliamo mandare in onda immagini senza valutarne rischi e conseguenze», aveva assicurato il capo del bureau parigino di Al Jazeera, Zied Tarrouche. Poi la decisione di fermarsi, probabilmente anche per non compromettere la posizione nel Paese. Una decisione sostenuta dal grido di dolore dei parenti delle vittime. «Chiedo di non mostrare quelle immagini - aveva implorato in lacrime la madre di Imad Ibn Ziaten, uno dei militari uccisi -. È mio figlio che è morto, un ragazzo di trent’anni. E vogliono mostrarlo come fosse un film. Per favore, non voglio vederlo». Poi l’intimazione, tramite avvocati, della famiglia di Jonathan Sandler, il rabbino ucciso con i suoi due figli a Tolosa: «Adotteremo tutti i mezzi giudiziari possibili per impedirne la diffusione».

Alla fine nulla di questo è avvenuto, grazie alla marcia indietro - definita «ragionevole» dal capo dello Stato - di Al Jazeera, che ha immediatamente girato il filmato all’autorità giudiziaria. Ma la guerra delle immagini è tutt’altro che chiusa.

Ed è la guerra degli estremisti combattuta nelle pieghe delle libertà dell’Occidente. Perché il video potrebbe apparire ancora su qualche sito jihadista o su qualche altra tv. Mentre Sarkozy minaccia di oscurare il segnale di chi intendesse muoversi su questa linea.

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