La sfida della Svizzera sul salario minimo: tremila euro per tutti

In busta 18 euro all'ora indipendentemente dalla professione Il più alto al mondo: il doppio dell'Austria, 40% in più di Parigi

La sfida della Svizzera sul salario minimo: tremila euro per tutti

Lugano - Uno dei Paesi più ricchi del mondo ma anche con il costo della vita tra i più elevati in assoluto, la Svizzera, si esprimerà domenica sull'introduzione di un salario minimo lordo per legge, iniziativa lanciata dall'Unione sindacale e sostenuta da tutta la sinistra. Un salario minimo lordo che se accettato - ma l'eventualità appare remota - interesserebbe molti dei sessantamila frontalieri e parte dei residenti italiani: la proposta prevede almeno 22 franchi (18 euro) all'ora per tutti, pari a circa 4.000 franchi al mese (3.300 euro circa), indipendentemente dalla formazione del lavoratore, dal tipo di professione che svolge e dalla regione dove la esercita.

Una cifra, quella proposta dall'iniziativa, che sarebbe di gran lunga la più elevata del mondo: ponderandola in funzione del potere d'acquisto, secondo un recente studio dell'Ocse (L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ai lavoratori nella Confederazione resterebbero in tasca in termini relativi 12,91 franchi all'ora, addirittura il doppio rispetto per esempio all'Austria e il 40% in più della Francia. L'iniziativa alle urne tocca da vicino il Ticino poiché, se nelle altre regioni svizzere la media di lavoratori che oggi percepiscono un salario inferiore ai 22 franchi lordi va dal 7 al 9%, nel Cantone italofono questa percentuale è nettamente più elevata e sfiora il 25% (e a farla lievitare sono indubbiamente i molti italiani che varcano giornalmente il confine accontentandosi di retribuzioni sensibilmente più basse rispetto ai residenti). Non è un caso che il salario lordo medio a sud delle Alpi è attualmente di 5.091 franchi mentre a Zurigo sale a 6.450 franchi. E proprio nella Svizzera italiana sussiste il timore che l'introduzione di uno stipendio minimo (tra l'altro elevatissimo rispetto al mediano) possa in qualche modo accentuare quello che già viene considerato un «assalto da sud», almeno prima della messa a punto - entro tre anni - del sistema dei contingenti dopo l'inatteso «sì» svizzero all'iniziativa contro l'immigrazione di massa, il 9 febbraio scorso.

Più in generale, il Consiglio federale rileva che un minimo legale minaccerebbe pesantemente interi settori economici - non a caso tutti contrari all'iniziativa - come l'industria alberghiera e il turismo, il commercio al dettaglio o l'agricoltura o l'edilizia particolarmente in alcune regioni, segnatamente il Ticino. Un salario minimo nazionale metterebbe poi in ginocchio non solo alcuni settori ma anche l'economia delle regioni periferiche.
I sindacati e la sinistra affermano, al contrario, che i 4.000 franchi per tutti risolverebbero l'annosa questione del dumping salariale, vale a dire il livellamento verso il basso delle retribuzioni praticato da datori di lavoro che approfittano della concorrenza fra stranieri e residenti per mantenere alti i propri margini di guadagno a scapito della mano d'opera locale. Con l'approvazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa, questo dumping salariale minaccia di crescere, particolarmente nelle regioni di frontiera.

Secondo i promotori dell'iniziativa, vi è poi da tutelare la parità salariale tra uomo e donna, visto che statisticamente sono soprattutto queste ultime a soffrire di basse remunerazioni (ben il 70% di chi si trova oggi sotto la soglia minima).

Domenica vedremo se il popolo svizzero, dopo aver già rifiutato l'idea di un tetto massimo rigido per le retribuzioni - con il netto «no» all'iniziativa 1:12 contro i salari corrisposti ai top manager - boccerà anche l'idea di un salario minimo per legge.

La sensazione è che i temuti effetti «boomerang» dell'iniziativa - in un contesto economico e sociale reso più fragile dalle incertezze e dalle incognite verso il futuro prodotte dal voto popolare contro l'immigrazione di

massa - alla fine prevarranno: gli ultimi sondaggi indicano infatti che l'iniziativa sul salario minimo verrà spazzata via. Ma attenzione, la Svizzera nel recente passato ha già sorpreso tutti alle urne: anche se stessa.

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