Stuprata e uccisa a 16 anni, è rivolta

Stuprata e uccisa a 16 anni, è rivolta

RomaViolentata due volte, poi bruciata viva perché si era rifiutata di ritirare la denuncia contro gli aggressori. Un altro stupro di gruppo, in India, dall'esito fatale per la giovanissima vittima: una ragazza di soli 16 anni che era incinta al momento del decesso. Se n'è andata il 31 dicembre in ospedale, dopo aver lottato inutilmente contro le gravi ustioni riportate.
La notizia, questa volta, in un Paese dove il problema della violenza contro le donne e i minori è antico e spesso ancora avvolto nel silenzio e nell'omertà, ha scosso l'opinione pubblica come era già accaduto lo scorso dicembre dopo la morte di una studentessa di 23 anni picchiata e stuprata da sei uomini su un autobus di Nuova Delhi. E a Calcutta, capoluogo del Bengala occidentale, dove viveva la giovane, è esplosa la rabbia della popolazione con migliaia di persone che si sono riversate in strada, mentre numerosi attivisti si sono radunati nella capitale accusando i poliziotti di non aver protetto adeguatamente la giovane dopo la prima violenza e di non essersi attivati per identificare i responsabili. È diffusa tra la gente, insomma, la sensazione che la tragica fine della sedicenne si sarebbe potuta evitare con un po' più di attenzione da parte delle istituzioni, troppo spesso cieche se non addirittura complici di coperture. Le televisioni indiane, ieri, hanno dato la notizia della morte della giovane parlando di un sospetto caso di omicidio. In un primo momento, invece, le autorità e i familiari avevano pensato che si fosse suicidata per l'umiliazione e gli abusi a cui era stata sottoposta dopo essere stata violentata due volte da un gruppo di almeno sei uomini lo scorso ottobre. Dopo il primo stupro, il 26 ottobre, avvenuto nei pressi della sua abitazione a Madhyagram, 25 chilometri a nord di Calcutta, la sedicenne si era coraggiosamente rivolta alla polizia. L'indomani la nuova violenza, mentre tornava a casa dopo aver denunciato lo stupro del giorno prima. E poi, nei giorni successivi, ancora minacce e umiliazioni da parte degli amici dei balordi che l'avevano violentata, affinchè si convincesse a ritirare la denuncia. Fino al tragico epilogo, il 23 dicembre, quando la ragazza è stata aggredita mentre era in casa, cosparsa di cherosene e data alle fiamme.

«Ci ha rilasciato una dichiarazione sul letto di morte, davanti ai medici, e ha detto che ad appiccare il fuoco sono state due persone vicine agli accusati che l'hanno sorpresa a casa da sola», ha rivelato un agente di polizia. Due giorni fa sono stati eseguiti gli arresti. E ora il governo promette «tolleranza zero» per chi si macchia di tali reati.

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