Euro2012, l’Italia si fa male e ripiomba nel biscodramma

Una punizione di Pirlo lancia la squadra, poi bel gioco e reti sfiorate. Il pari di Mandzukic cambia faccia alla sfida. Ora tutto appeso al risultato fra Spagna e Croazia. FOTO

Euro2012, l’Italia si fa male  e ripiomba nel biscodramma

Sedotti e abbandonati. Sedotti dall'Italia spumeggiante della prima ora di gioco, capace di guadagnare il meritatissimo vantaggio su una prodezza balistica di Pirlo e di sfiorare a più riprese il gol della sicurezza. Inutilmente, purtroppo. Abbandonati, nell'ultima mezz'ora, dalla salute fisica e anche dalla buona sorte. Perché alla Croazia meno esaltante degli ultimi tempi è sufficiente un banale cross dalla sinistra per apparecchiare l'1 a 1, confermarsi bestia nera degli azzurri e guadagnare un pareggio forse immeritato ma decisivo per mettere le mani sulla qualificazione che deve passare attraverso la prossima sfida con la Spagna. Una sola occasione trasformata in un diamante da mettere al dito: è una Croazia cinica e spietata. Sedotti e abbandonati, allora, secondo un epilogo ingeneroso che segnala, in qualche modo, i limiti strutturali di questa Nazionale che ha un paio di pilastri di cemento armato su cui fondare il proprio europeo (De Rossi e Pirlo su tutti) ma finisce anche col tradire limiti in attacco che sono strettamente legati alla cifra tecnica del quintetto trascinato in Polonia.

Non ci sono bomber collaudati in circolazione e neanche un centravanti di ruolo da utilizzare (insieme i due Mario e Antonio fanno zero gol da quattro partite): ecco la giustificazione del Ct. Questa volta poi Balotelli non può diventare il capro espiatorio del secondo pareggio consecutivo collezionato nel girone. È vero, gli arrivano un paio di geniali lanci che Mario non riesce a trasformare in lingotti d'oro: quando c'è da tirare in porta con ferocia, prova a servire Cassano, quando è più utile l'appoggio decide di tirare centrando i pugni del portiere croato, oppositore tra i migliori ieri sera.

Semmai è il caso di sottolineare gli errori di mira ripetuti, di Cassano, e in particolare dello stesso Marchisio liberato davanti al portiere da una bella trama, una specie di azione alla mano, in stile rugby. In panchina poi, a eccezione di Di Natale e dell'inconsistente Giovinco (a livello internazionale c'è bisogno di molto altro per marcare la differenza), Prandelli non ha un arsenale a disposizione. E Totò, entrato nella parte più complicata della sfida, si ritrova a fare a sportellate con i croati, non proprio la condizione ideale per esprimere il proprio stagionato talento. In uno degli assalti finali, vinto dalla frenesia, riesce persino a togliere una palla vitale a Giovinco, meglio piazzato, sul limitar dell'area di rigore.

Per circa 60 minuti, fino alla randellata di Balotelli, finita un soffio sopra la traversa, è una gran bella Italia. Capace di zittire lo stadio quasi tutto di colore bianco e rosso a scacchi (fischi al nostro inno e buuuh a Mario le porcherie da registrare) e di far disperdere un paio di fumogeni lanciati sul prato di Poznan. Appena finisce la benzina, l'effetto è vistoso. Quella stessa Nazionale, da gruppo compatto, come un pugno chiuso, si è disunita. Sfilacciato è diventato il suo gioco nonostante la presenza di Pirlo, pronto a rammendare ogni trama, e a farsi vivo anche in attacco per dare assistenza ai due eversori in maglia azzurra con le gomme a terra.

Dei due, a dire il vero, tra Balotelli e Cassano cioè, il barese appare il più provato: di qui il dissenso rispetto alla decisione del ct di rimpiazzare subito Balotelli per far entrare Di Natale nella speranza di preparare la trappola del fuorigioco. Un dettaglio, naturalmente. E invece accade esattamente il contrario. Tre minuti dopo la Croazia trova il pari e da quel momento comincia un'altra partita, scandita dalla sofferenza azzurra nel procurarsi sbocchi di gioco. I rinforzi giunti dalla panchina, Montolivo e Giovinco, oltre al bomber tascabile napoletano, non modificano l'inerzia della sfida. E nemmeno con un arrembaggio d'altri tempi, si riesce a forzare per la seconda volta il blocco difensivo croato, irrobustito per l'occasione.

L' 1 a 1 finale ha quasi il sapore di una beffa e bisogna perciò prepararsi al peggio. Perché il rischio di fare la fine del 2004, quando l'Italia del Trap, al culmine di due pareggi consecutivi (allora contro Danimarca e Svezia), riuscì a piegare la Bulgaria ma fu tradita dal famoso biscotto (2 a 2) confezionato da danesi e svedesi è consistente. Prandelli, da gentiluomo autentico, si tiene a distanza dall'argomento scomodo.

Solo Buffon s'avventura sul sentiero dell'ammonimento preventivo incorrendo nel solito "doppiopesismo".

A Coverciano, per difendere Antonio Conte, teorizzò il famoso «meglio due feriti che un morto». Qui invece è di parere diverso: «Se Spagna e Croazia facessero 2 a 2, riderebbe tutto il mondo». Meglio stare zitti. E meritarsi qualche gol in più.

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