Tardivo e modesto. È il giudizio sintetico che merita il taglio dei tassi di 25 punti deciso ieri dalla Bce. Tardivo perché era da gennaio che l'Europa aveva riconquistato una relativa stabilità sul fronte dell'inflazione, ormai proiettata verso il 2,5%. Tanto è vero che già a inizio febbraio il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, di fronte agli operatori del Forex spiegava che tutte le condizioni erano mature per un primo taglio, visto che la spirale dei salari veniva giudicata relativamente sotto controllo. Modesto perché se la Bce avesse voluto dare un vero segnale di incoraggiamento all'economia dell'Unione, avrebbe dovuto tagliare di 50 punti oppure comunicare una prospettiva di ulteriore allentamento con parole e argomenti meno nebulosi.
Christine Lagarde ha invece parlato di corsa a ostacoli, di persistenza di pressioni interne sui prezzi, di crescita delle retribuzioni elevata, bisticciando così con quanto da lei affermato pochi minuti prima a proposito del forte indebolimento delle aspettative di inflazione su tutti i fronti. In tal modo ha confermato l'impressione di una rotta imboccata senza troppa convinzione - evidentemente i falchi del Nord, contrari ai tagli, fanno bene il loro mestiere - con l'aggravante di voler continuare a ridurre di 7,5 miliardi al mese le consistenze dei titoli sovrani acquistati dall'Eurosistema durante l'emergenza pandemica.
Sicché, non registriamo alcun vero allentamento del grado di restrizione della politica monetaria avviata due anni fa. Anzi, esiste la possibilità che un taglio così modesto e così tardivo possa contribuire a rendere più onerosi i tassi reali. Ma ciò che più inquieta è il persistere della stortura di fondo secondo cui da quando è alla guida Lagarde, l'azione di politica monetaria della Bce insegue la congiuntura invece di precederla, con il risultato di rinunciare a interventi preventivi capaci di influire sulle tendenze di mercato. Non è bastata la lezione di due anni fa, che pure ha visto una Lagarde cospargersi il capo di cenere per non aver saputo prevenire l'esplosione dell'inflazione con tempestivi rialzi dei tassi, allora sì necessari.
Ora si commette un identico sconsiderato errore: si aspetta la maturazione dei dati congiunturali («le nostre decisioni si baseranno sui dati in arrivo») e poi si decidono i tagli, attivando una dinamica che potrebbe dare luogo a pericolosi cortocircuiti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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