Pnrr, governo al lavoro: "Lotta ai ritardi". Il Colle: "Mattarella non ne ha parlato con Draghi"

L'obiettivo del governo: superare i ritardi ereditati dal Conte II. La presidenza della Repubblica: "Mattarella non ha parlato con Draghi di Pnrr". L'ultimo incontro un mese fa

Pnrr, governo al lavoro: "Lotta ai ritardi". Il Colle: "Mattarella non ne ha parlato con Draghi"

Il governo di Giorgia Meloni lavora a tutto campo per ottimizzare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e i ministri di peso dell'esecutivo di centro-destra guardano agli sviluppi futuri. La sfida è confrontarsi con un Pnrr le cui criticità non hanno mai mancato di sottolineare. Gli obiettivi, invece, sono portare all'incasso i progetti e i fondi e dall'altro correggere distorsioni che, ricorda il sottosegretario di Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari, sono ereditate dall'inizio del piano stesso. Dal Quirinale, intanto, fanno sapere che non hanno alcuna consistenza le ricostruzioni su un incontro tra il capo dello Stato Sergio Mattarella e l'ex premier Mario Draghi.

La precisazione del Colle

"Al Quirinale si registra un divertito stupore per una ricostruzione decisamente fantasiosa fatta da diversi quotidiani sugli incontri del presidente Mattarella nei giorni scorsi", si legge in un comunicato della presidenza della Repubblica. "Non è vero che il presidente abbia parlato con Draghi di Pnrr, né ventiquattr'ore prima della colazione con il Presidente del Consiglio né tantomeno in giorni realmente precedenti. Né che vi sia stato, nello stesso arco di tempo, un analogo incontro con il Commissario Ue Paolo Gentiloni. Sarebbe fortemente auspicabile che, sulle iniziative del Presidente della Repubblica e sul loro significato, si facesse riferimento a quanto il Quirinale, con piena trasparenza, comunica". L'ultimo incontro tra i due, a quanto si apprende, risalirebbe infatti a poco meno di un mese fa.

L'accelerata del governo

"Purtroppo l'attuale governo si è trovato a dover risistemare molte cose che non vanno perché il piano è stato fatto in modo troppo frettoloso dal governo Conte II", ha sottolineato Fazzolari, fedelissimo di Giorgia Meloni a Radio 24, aggiungendo che Fdi non ha mai nascosto la presenza di criticità. Il collega di partito Raffaele Fitto, titolare della delega al Pnrr, lavora in contatto con le autorità europee a potenziali modifiche in corsa di progetti e tempistiche da sottoporre poi alla Commissione. Non è utopia: lo hanno già fatto Germania e Lussemburgo. Il Pnrr non è scolpito nella roccia ma un progetto economico e industriale che vive in contemporanea all'evoluzione degli scenari macroeconomici nazionali ed europei.

La gestione dei fondi

Uno dei nodi chiave per ottimizzare la gestione dei fondi sarà, oltre alla definizione di una scala di priorità su progetti e riforme, la strutturazione di priorità per la messa a terra dei progetti. Il Ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti lo ha dichiarato: la pubblica amministrazione italiana "probabilmente non era e non è all'altezza di sostenere questo tipo di choc di domanda" legato al boom di finanziamenti e soffre sottodimensionamenti e ridotte capacità organizzative. A Via XX Settembre sono consci di tutto questo: Giorgetti ha infatti annunciato misure per "migliorare l'organizzazione della struttura della Pubblica amministrazione per il Pnrr". L'importante è dunque la gestione e il suo processo di efficientamento. In quanto a progetti, il governo è sicuramente intento a studiare svariati dossier, dalla Dorsale Adriatica del gas alle nuove ferrovie ad alta velocità nel Nord e nel Sud Italia, che tra Pnrr e RePower Eu possono trovare finanziamenti strategici.

Le modifiche al Pnrr

Giorgetti tocca un nodo fondamentale che fa il paio con i rilievi di Fazzolari e le proposte di modifica di Fitto: il Pnrr del Conte II ha messo sul campo una valanga di progetti e finanziamenti sovraccaricando una Pa non adatta a gestire, a livello centrale e locale, una mole tanto grande di fondi. E del resto il politico varesino della Lega conosce da vicino il dossier: da Ministro dello Sviluppo Economico nel governo Draghi ha gestito svariati dossier di politica industriale efficientandoli in vista del Pnrr, dai chip alla meccanica. Non stupisca l'attuale fase di stallo: sia nel governo Draghi che in quello Meloni le criticità strutturali del Pnrr hanno fatto sì che nei periodi conclusivi per l'erogazione dei fondi si assistesse a una corsa a riforme e progetti per arrivare in tempo alle soglie fissate dall'Ue. Ne è conscio il governo e ne è conscio anche il Colle, dato che la supervisione di Sergio Mattarella sul Pnrr è stata, fino ad ora, di vigilanza più che d'indirizzo.

La crescita economica

La sensazione che perviene dalle istituzioni è che il clima dominante nel governo sia di grande serietà e attenzione, ma che lo stop ai fondi legato ai nodi degli stadi di Firenze e Venezia e conseguenti piani di rigenerazione urbana e alla questione concorrenza sia solo temporaneo e superabile. Mentre sul piano politico l'obiettivo è ricordare all'Europa che Roma può usufruire delle regole che la stessa Bruxelles ha approvato.

E puntare, cioè, a efficientare il Pnrr in vista di una maggiore crescita economica nel medio periodo. Servirà serietà, ma anche creatività per affrontare le sfide del domani. E il governo Meloni appare certo di essere all'altezza della sfida.

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