«False le accuse di Tronchetti: io non c’entro»

Prodi: «Non mi hanno avvertito delle dimissioni. Sono un fatto aziendale da rispettare»

Nicolo Porro

nostro inviato a Shanghai

Un notte apparentemente tranquilla per Romano Prodi a Shanghai. Tutto come se nulla fosse, mentre in Italia impazzava la polemica sull’«Affaire Telecom» e sulla dimissioni di Marco Tronchetti Provera. Quando la mattina presto è sceso per fare la prima colazione all’albergo Okura, a chi gli chiedeva dell’uscita di scena del numero uno della principale società di tlc italiane, alzava le spalle. E, in questo caso, c’è davvero da credergli. La notizia infatti è rimbalzata in Cina solo a notte inoltrata e il premier nella notte non era stato avvertito dai suoi collaboratori.
Dopo poche ore l’annunciata conferenza stampa allo Shanghai Urban Planning Exhibition Centre è dunque l’occasione per fare il punto della situazione con qualche informazione in più: «Non sapevo delle dimissioni - ribadisce seccato e innervosito Prodi in una tesa conferenza stampa - e non giudico assolutamente. Non ero stato messo al corrente dei nuovi progetti, dei disegni precedenti dell’azienda e non ero stato messo al corrente delle dimissioni. Sono decisioni aziendali - aggiunge Prodi - e come tali vanno accolte, accettate e rispettate». Sulla stessa identica linea anche Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria, e Corrado Faissola, numero uno dell’associazione bancaria.
Bocche cucite, dunque. Ma il clima è tesissimo. Sulla questione Telecom la presidenza del Consiglio ha deciso di mettere il freno, e la missione in Cina ha la priorità su tutto.
Anche se un accenno implicitamente polemico Prodi lo ha riservato rispetto alla ricostruzione del Sole 24-Ore, che attribuiva a Tronchetti una certa irritazione: «Non è possibile vivere - avrebbe confidato il presidente dimissionario di Telecom al foglio confindustriale - in un Paese dove il presidente del Consiglio dice una cosa e ne fa un’altra».
«Non ero al corrente, se ha sostenuto questo semplicemente non è vero», si è limitato freddamente a dire Prodi.
L’argomento Telecom è stato in ogni caso il convitato di pietra di tutti gli incontri della delegazione italiana. Nessun commento dal presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli. Un pomeriggio, con la famiglia, in visita privata al museo di arte antica di Shanghai e un pranzo ufficiale all’ultimo e panoramico piano del Hotel Grand Hyatt per celebrare i 25 anni di Banca Intesa in Cina. Accanto a lui il numero uno del corporate della banca, Gaetano Miccichè, e a sorpresa Franco Bernabè. Ex presidente Telecom ai tempi del nocciolo molle capitanato dall’Ifil degli Agnelli ed estromesso dalla scalata da 50 miliardi di euro di Roberto Colaninno. Nessun commento sulle dimissioni di Tronchetti Provera. E un gesto di scherno sulle ipotesi giornalistiche che lo vedrebbero candidato alla guida della Cassa depositi e prestiti. Su Telecom una sola battuta: «Il suo problema è il tipo di azionariato che si porta appresso. Non si riesce ad avere una vera public company in Italia, a parte in una certa misura Generali».

Infine sulla rete di Telecom una considerazione da economista: «Se il wi-fi (connessioni non cablate ndr) fossero più estese la rete dell’ultimo miglio sarebbe meno strategica». Insomma una giornata di no comment, ma piena di attori interessati e interessanti per l’evolversi futuro dell’affaire Telecom.

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