Falsi tecnici tv svaligiavano le case degli abbonati

Donne sole in casa, perlopiù anziane, da «visitarsi» rigorosamente nelle prime ore del pomeriggio, quando i meccanismi di difesa personale sono più allentati e in giro c’è meno gente, portinai inclusi. Vittime studiate al microscopio, «sovrapponibili» per caratteristiche e abitudini - come non ha esitato a definirle il dirigente della squadra mobile Francesco Messina - queste signore erano finite nel mirino di due cileni di 28 e i 31 anni, arrestati in concorso con altri tre giovani connazionali (accusati solo di furto) e ai quali gli investigatori dell’Antirapine addebitano, per il momento, ben otto colpi in abitazione messi a segno dal 13 novembre scorso fino al 12 febbraio, con scadenza quasi settimanale, tra Milano e le province di Lodi, Como e Bergamo. Un’accusa che potrebbe trasformarsi a breve in associazione a delinquere per questi balordi sudamericani che, spacciandosi per finti antennisti della tivù digitale satellitare Sky (e grazie alla collaborazione «tattica» di altri sei complici, tra i quali due italiani, ora tutti denunciati a piede libero) riuscivano a farsi aprire l’ingresso di abitazioni private e, una volta dentro, a fare razzia di tutto quello che trovavano, senza disdegnare la violenza, esibita a suon di schiaffi, calci, cacciaviti puntati alla gola e fili del telefono strappati e adoperati per immobilizzare le vittime.
«La storia giudiziaria di questi soggetti risale al 2003 e, seppure gli otto colpi di cui li accusiamo siano state commessi negli ultimi quattro mesi, considerando i loro precedenti specifici, la conoscenza che avevano del territorio e la facilità con cui si muovevano in auto in tutta la zona in cui hanno agito, non possiamo che concludere che da molto tempo avessero scelto come area d’azione e di stanziamento questa zona della Lombardia» ha sottolineato Messina. Come a voler indicare che i furti e le rapine commesse dai cileni in questi ultimi mesi e la responsabilità oggettiva in reati del genere messi a segno negli ultimi anni potrebbero essere dati numericamente piuttosto distanti tra loro.
Del resto gli investigatori della Mobile sono stati quasi costretti, insieme al pm della Procura di Milano Frank Di Maio e al gip Federica Centonze, a far scattare gli arresti perchè i cileni avevano cominciato a sospettare qualcosa e si apprestavano a lasciare l’Italia. Le indagini, però, proseguono, soprattutto per cercare di capire come la banda facesse a sapere che le abitazioni in cui si presentavano come «antennisti di Sky» avessero proprio adottato la pay tv.
Molto scaltri, i sudamericani sono stati catturati in parte negli appartamenti che avevano a disposizione, altri per strada, sulle loro auto.

Una di queste vetture era stata lasciata in strada, con le quattro frecce attese, in via Vigliani, lo scorso 22 novembre: i due cileni, intanto, erano riusciti a farsi aprire il portone dell’abitazione di una 30enne romena, di professione ingegnere e, dopo averla messa ko, le avevano svaligiato la casa. «In quel caso si è sfiorata la violenza sessuale» conclude Messina.

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