«Per fare presto servono gli strumenti»

RomaSi è parlato di sentenze, di produttività in crescita, di arretrati, di organici carenti. Ma per quanto l’occasione fosse solenne, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar del Lazio l’argomento di discussione tra i presenti è stato inevitabilmente un altro: l’imminente presentazione dei ricorsi amministrativi per contestare l’esclusione della lista del Pdl dalle elezioni regionali. Se ne parlava, eccome, mentre il presidente del Tribunale amministrativo del Lazio Giorgio Giovannini snocciolava dati sull’anno giudiziario appena trascorso.
Dati che segnalano una consistente crescita della produttività. Nel corso del 2009 presso il Tar del Lazio sono state pronunciate 8.745 sentenze ed emesse 5.529 decreti decisori. Complessivamente, dunque, sono stati definiti 14.274 giudizi, oltre 2mila in più rispetto allo scorso anno. Molto alto anche il numero delle ordinanze cautelari, circa 5mila. Sul procedimento cautelare il presidente del Tar si sofferma a lungo, segnalando un utilizzo improprio di tale strumento. Le richieste di sospensiva degli atti impugnati coprono il 60 per cento dei ricorsi proposti. E ciò accade non perché i ricorrenti vogliono ottenere la misura soppressoria in sè, ma perché cercano così «di rappresentare al collegio l’esigenza della sollecita fissazione dell’udienza pubblica, con contestuale rinvio al merito della decisione sulla sospensiva o con rinunzia della stessa». Per questo Giovannini suggerisce a chi è chiamato a redigere il codice del processo amministrativo di prevedere «un momento processuale, collegiale o monocratico, collocato a ridosso del termine di deposito del ricorso, deputato a disporre, nel contraddittorio fra le parti, una sorta di programmazione della trattazione di merito o istruttoria della controversia». Così si eviterebbe di appensantire inultilmente i ruoli della camera di consiglio.
Nella sua relazione il presidente lancia anche un grido d’allarme. «Non basta - dice - che le norme stabiliscano di fare presto, occorre anche che gli organi giudiziari siano messi effettivamente in grado di fare presto». «Occorre che le strutture degli organi di giustizia amministrativa - continua il magistrato - siano dimensionate in modo adeguato per affrontare la molteplicità dei riti speciali e i tempi stretti di svolgimento del processo che s’impongono e, in più, che sia lasciato sufficiente spazio per l’esplicazione dei giudizi di rito ordinario». A proposito Giovannini denuncia l’impossibilità di garantire la conclusione dei riti ordinari nel termine di ragionevole durata, ovvero due anni. «Per un’accelerazione dell’attività - avverte il presidente del Tar - sono necessari non differibili interventi sulla struttura organizzativa». Occorre, puntualizza, un intervento straordinario per eliminare la cospicua mole di arretrato che, seppur notevolmente diminuito grazie all’aumento dei giudizi definiti e alla contemporanea riduzione di quelli promossi, rimane piuttosto elevato (le cause pendenti sono circa 158-160mila).

Analizzando i dati della relazione non passano inosservati quelli relativi alla crescente applicazione della legge Pinto, che prevede l’equa riparazione in caso di violazione del termine di ragionevole durata del processo. Nel 2007 le richieste di risarcimento sono state 411, nel 2008 sono diventate 611, per lievitare a 2.374 nel 2009.

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