Mentre tra poche settimane l'Oms potrebbe definitivamente dichiarare la fine della pandemia Covid-19, quel che resta di Sars-CoV-2 non è che un virus endemico a tutti gli effetti con problematiche ormai simili a quelle influenzali. Lo testimoniano i numeri con il calo generale dei contagi e dei decessi in tutto il mondo anche se ultimamente in India, nel Sud-Est asiatico e nel Mediterraneo orientale si assiste a una ripresa delle infezioni dovute alla ricombinante Arturo (XBB.1.16), sottovariante di Omicron che può considerarsi l'ultima, vera, variante del Covid.
Dove si sta diffondendo
Secondo gli ultimi dati in nostro possesso, questa ennesima sottovariante si starebbe diffondendo velocemente anche Stati Uniti, in Giappone e nel Nuovo Galles del Sud. "Il suo vantaggio di crescita rispetto alla variante Kraken è di circa il 5%" rispetto a Cerberus, ha affermato Vipin M. Vashishtha, pediatra ed ex coordinatore dell'Accademia indiana di pediatria e componente dell'iniziativa Vaccine Safety Net (Vsn) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. "Non è motivo di grande preoccupazione, ma vale la pena monitorarlo. Ha il potenziale per diffondersi a livello globale e sostituire tutte le altre varianti attualmente in circolazione", ha aggiunto.
Le rassicurazioni degli esperti
La nuova variante Artur è "l'ennesima della galassia Omicron: un argomento per scienziati da social o da bar. Nessuna variante Omicron ha finora aumentato patogenicità o gravità del Covid. Non lo sta facendo e non lo farà nemmeno Arturo", ha dichiarato all'AdnKronos il prof. Matteo Bassetti, Direttore del reparto di Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova. "Basta parlare di varianti perché si rischia che la gente perda fiducia nella medicina. La pandemia è finita proprio grazie alla variante Omicron e ai vaccini", ha aggiunto. Fin quando rimarrermo con Omicron, quindi, si potranno dormire sonni tranquilli.
"Prima di giudicare come possa agire" la nuova sottovariante, "bisogna aspettare, osservare e studiare": è questo il pensiero della microbiologa Maria Rita Gismondo. La fase che stiamo vivendo è tranquilla perché "il virus ha deposto le armi. E quindi, presumibilmente, così come le ultime, anche le nuove varianti saranno sempre meno invasive dal punto di vista della patologia", ha sottolineato all'agenzia di stampa.
Più prudente il prof. Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale di Milano che spiega il perché delle nuove varianti dovute "all'instabilità notevole del virus: una caratteristica per certi versi perfida, che ha permesso al Covid di fare quello che ha fatto e che, temo, ancora continuerà a fare" per la capacità di sviluppare "nuove varianti in grado di schivare l'immunità e di mantenere alta la circolazione virale". Dalla nostra abbiamo vaccini, terapie e immunità di gregge oltre a un virus notevolmente indebolito, a tratti anche meno dell'influenza di quest'anno che ha costretto a letto milioni di italiani con alcuni giorni di forte malessere. È bene che si parli di Covid ma la pandemia di tre anni fa è soltanto un lontano ricordo. Lo stesso Pregliasco ha sottolineato che "dal punto di vista della sanità pubblica la dimensione non sarà più quella dell'emergenza iniziale, bensì di una convivenza con il virus".
Parole di rassicurazione anche dal prof. Massimo Andreoni, Direttore scientifico Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), che all'AdrKronos ha spiegato che "le nuove varianti Covid, a differenza del pur recente passato, difficilmente diventano dominanti in senso assoluto". Non siamo più nell'epoca delle varie Alfa, Beta, Delta che si erano prese la scena in piena pandemia perché vere varianti dominanti.
L'esistenza delle sottovarianti indica che "si generano per cercare di sfuggire all'immunità che si è creata nella popolazione" ma "non riescono mai ad acquisire la capacità di eliminare tutte le altre varianti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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