Il passaggio di consegne ufficiale è avvenuto. È Gian Luigi Rondi il nuovo presidente della Festa internazionale del Cinema di Roma. Ora alla manifestazione non manca che proseguire la navigazione visto che, per rifarsi a unimmagine dello stesso Rondi, è «una nave che ha lasciato il porto, è in mare aperto e approderà tra alcuni mesi». Ci sono proprio tutti a salutare il presidente uscente della Festa, Goffredo Bettini, assieme al nuovo eletto, decano del cinema, da 25 anni presidente dellAccademia del cinema italiano: il sindaco Gianni Alemanno, il presidente della Camera di Commercio Andrea Mondello, i presidenti della Regione e della Provincia Piero Marrazzo e Nicola Zingaretti, lassessore alla Cultura del Comune Umberto Croppi, il rappresentante del Campidoglio nel cda della Festa Luca Barbareschi. Il primo a prendere la parola è Rondi, prodigo di stima e riconoscenza per il predecessore: «da due anni esprimo la mia ammirazione a Bettini per aver saputo creare un festival del genere. Ne ho conosciuto solo un altro simile, quello di Berlino». Il neopresidente traccia le linee che sottoporrà allattenzione del cda («quando sarà il momento e non prima, come è mia usanza fare sia nel consiglio della Biennale che nel direttivo dei David di Donatello»). Tra le altre, la necessità di una «sinergia dellintero comparto cinematografico italiano, dalle associazioni quali Anica, Agis e Api ai distributori, produttori ed esercenti»; inoltre, limportanza di «lasciare lesame dellarte del film alla Mostra del Lido di Venezia e dare spazio al film-spettacolo a Roma». A proposito della dibattuta questione del tappeto rosso, Rondi sottolinea il valore del «divismo». «Si potrebbe studiare larte dellattore - spiega - cioè quel divismo che esiste da quando è nato il cinema. Il pubblico ama i divi e bisogna accoglierli, specie se protagonisti di sezioni premiate e importanti. Se servono, i tappeti rossi vanno bene ma nella bilancia il peso della cultura si deve sentire». Il microfono passa a Bettini, che esordisce con una battuta rivolta al primo cittadino, arrivato in ritardo a causa di impegni istituzionali: «I complimenti li incasso volentieri. Mi dispiace che Alemanno non li abbia sentiti». «Lasciamo il bilancio della Festa in attivo - prosegue -, per il 60% finanziato da sponsor privati. Se mi si chiede perché lascio, rispondo che ho sentito una contraddizione: mi sembrava una mancanza di stile essere coordinatore del Partito democratico e presidente della manifestazione. Questo avrebbe dato luogo a strumentalizzazioni. Con assoluta serenità, ho compiuto un atto di responsabilità teso a difendere la creatura e non la poltrona». Bettini elogia poi il ruolo dellente camerale, tra i soci fondatori fin dallinizio: «Mondello è stato capace di andare oltre lidea dei finanziamenti a pioggia e ha dato un contributo fondamentale al progetto». Infine lammonimento a «tenere fuori dal cda la politichetta romana e la gente che si accaparra i posti». Cè spazio per unultima battuta: «Il tappeto rosso va tenuto, non fosse altro che per ragioni ideologiche. Lo ammirano anche gli americani ed è stato giudicato il tappeto più bello del mondo, spero questo aspetto coreografico della Festa rimanga». «Basta che ci sfilino gli attori e non i politici - fa eco Alemanno -. Aggiungo i miei complimenti a Bettini, anche se credo siano necessari alcuni cambiamenti alla Festa, mirati a una crescita e non a uno stravolgimento. La scelta di Rondi è tecnica, è un maestro di autorevolezza indiscussa. Ritengo necessarie unalleanza forte con il David di Donatello e la centralità della produzione nazionale, senza che ciò derivi da un atteggiamento autarchico».
Alemanno ipotizza per la prossima edizione gli «Stati generali del cinema italiano» («per fare il punto su un asset produttivo irrinunciabile e per valorizzare Roma e polo audiovisivo laziale nel mondo»). Lannuncio di Marrazzo, invece, è che da due giorni la Regione fa parte a pieno titolo della Fondazione della Festa del Cinema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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