Fiat: le banche entrano e non protestano

La Consob chiede nuovi documenti alle holding degli Agnelli. In Borsa ancora deboli i titoli della «scuderia»

Fiat: le banche entrano e non protestano

Marcello Zacché

da Milano

Con un’operazione al cosiddetto mercato dei blocchi, dove ieri sono transitati 82,2 milioni di titoli Fiat a 6,5 euro per azione, Ifil è passata in pochi istanti dal 30,06 al 22, poi di nuovo al 30,06% del capitale del Lingotto. Mentre, nello stesso tempo, il pool di 8 banche guidate da Intesa ha sottoscritto un aumento di capitale di 3 miliardi a 10,28 euro per azione, ed è entrato nell’azionariato con una quota totale del 26%. Da oggi la capitalizzazione di Fiat lieviterà di conseguenza. L’operazione, di cui si parla da mesi, ma che solo da giorni ha visto Ifil uscire allo scoperto, si è conclusa ieri pomeriggio. Da oggi anche il tormentone del «convertendo», come già quello della «put» con General Motors, va in archivio portando a Fiat un’altra boccata d’ossigeno finanziaria. Non senza lasciare, però, qualche coda polemica: le banche del convertendo sapevano o non sapevano che Ifil aveva deciso di acquistare titoli Fiat con lo «sconto»?
No, non lo sapevano. Lo ha confermato ieri il direttore generale del SanpaoloImi Pietro Modiano: «L’operazione condotta dalla famiglia Agnelli ci ha colti di sorpresa, sicuramente nei modi e nei tempi, non nel fatto in sé, che è del tutto auspicato». La scelta di restare i soci di controllo del gruppo, dunque, non è dispiaciuta alle banche, ancorché l’operazione di equity swap sia stata un contropiede. Nessun irritazione, ha però detto Modiano: «Per niente, quello che è successo nei giorni scorsi ci incoraggia a pensare che il futuro sia in buone mani e ci dà un margine di serenità per prendere le nostre decisioni». L’importante, ha aggiunto, «è che ci sia un socio forte di riferimento». A chi gli chiedeva se Sanpaolo resterà azionista di Fiat, Modiano ha risposto che per quanto riguarda gli scenari futuri «è tutto prematuro». In ogni caso, «non esiste una strategia comune di uscita delle banche».
Ieri non si è sbilanciato neanche Carlo Salvatori, presidente di Unicredito: «Non c’è nulla da dire. Tutto secondo le aspettative: l’operazione era un convertendo. La decisione spettava alla Fiat e l’hanno presa. Poi le quotazioni le fa il mercato e ci sono le autorità competenti per verificare queste cose».
La Consob infatti, che aveva chiesto chiarimenti alla Ifil subito dopo l’annuncio dell’operazione, prosegue negli accertamenti volti a ricostruire gli avvenimenti.

In questo contesto, anche se ufficialmente nulla trapela dalla commissione o dalla finanziaria degli Agnelli, è possibile che gli uffici di Lamberto Cardia arrivino a chiedere alla Ifil di fornire i documenti relativi alle operazioni. Una verifica che difficilmente si concluderà in tempi brevissimi.
In Borsa Fiat ancora in calo, dello 0,5% a 7,29 euro, in linea con la controllante Ifil (-0,8% a 3,7).

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