L'incubo di tutte le madri di adolescenti in fiore finalmente è finito dove doveva finire: in prigione. Lì fortunatamente non potrà più mettere in pratica le sue pericolosissime capacità d'imbonitore, dietro le quali si celava solo il desiderio malato di mettere in atto fantasie sessuali su minorenni ingenue. Stiamo parlando del trentenne milanese arrestato ieri mattina a Milano dai carabinieri di Torino. Dopo mesi d'indagini su questo losco figuro, i militari piemontesi hanno scoperto infatti che il balordo - un vero e proprio pedofilo che, peraltro, al momento dell'arresto, si trovava già ai domiciliari per detenzione di materiale pedopornografico - aveva adottato un sistema rivelatosi assai efficace nell'adescare le sue giovani vittime. E, naturalmente, ha usato il web per farlo.
Il suo modus operandi era particolarmente subdolo. L'uomo entrava in contatto con le ragazzine attraverso i social network, come Netlog e Msn. E, spacciandosi per una donna, una fotografa in cerca di nuovi talenti, prometteva cifre tra i mille e i 1.400 euro in cambio di un provino fotografico in videoconferenza, oltre alla possibilità di entrare nel mondo della moda come modelle di biancheria intima.
Una tredicenne - che è poi la prima che lo ha denunciato dando il via alle indagini - aveva accettato di fare una selezione insieme a un'amica di un anno più grande di lei, ed entrambe si erano fatte fotografare nude dalla webcam della fotografa «immaginaria», dietro la quale si celava appunto il pedofilo milanese. Che, a insaputa delle ragazzine, oltre alla foto, girava un vero e proprio filmato hard.
Nei giorni successivi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la sedicente fotografa aveva ricontattato la ragazzina 13enne. E, dopo averle svelato la sua vera identità dicendole di essere in realtà un uomo, le aveva mostrato il video registrato a sua insaputa, minacciandola di diffonderlo inviandolo a tutti i suoi amici di Facebook, madre compresa, se lei o la sua amica non avessero accettato di «andare oltre», con prestazioni «spinte», sempre davanti alla webcam. Insomma: il pedofilo ha tentato, senza riuscirci, di costringere la ragazzina e l'amica a compiere veri e propri atti sessuali. La 13enne, però, chiusa immediatamente la conversazione, ha avvertito le forze dell'ordine. Ed è a quel punto che sono iniziate le indagini dei carabinieri di Torino.
Attraverso una rogatoria disposta dal pm torinese Paolo Scafi, gli investigatori piemontesi sono riusciti a ottenere gli accessi agli account usati dall'uomo.
In casa sua i militari hanno trovato 400 tra cd e dvd, due computer, 14 hard disks, 11 cellulari, 7 sim card, due computer e altro materiale informatico che ora verrà analizzato.
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