Finalmente Bolt-Gay 100 metri da brividi per scrivere la storia

nostro inviato a Berlino

Ci fosse Hitler sarebbe schifato. Lui che disprezzò banalmente quello che sarebbe diventato il campione di un’epopea: quel nero di nome Jesse Owens, che sconfisse il bianco-ariano-tedesco Luz Long. Stavolta, dalle tribune dell’Olympiastadion, dovrebbe sorbirsi lo spettacolo di due neri che hanno polverizzato il mito di qualunque bianco. E, in più, uno si chiama Gay! Capirete, dal suo punto di vista…
Berlino è una città fatata e fatale per le storie dell’atletica, ti lascia sempre qualcosa di indimenticabile. Jesse Owens è diventato un’icona dello sport, i quattro ori olimpici del 1936 sono realtà e leggenda: da lui è partita la grande storia nera dei siluri dell’atletica. Non a caso la squadra americana si presenta con le iniziali del suo nome scritte sulla tuta.
A Berlino cominciò da una sconfitta la meravigliosa striscia vincente di Edwin Moses, il più grande specialista dei 400 ostacoli. Battuto (26 agosto 1977) da Harald Schmid, tedesco allora definito occidentale, non smise più di vincere per 10 anni e 122 gare.
Stavolta vedremo gli uomini più veloci del mondo, forse extraterrestri. Uno viene dalla Giamaica ed ha dentro il ritmo reggae, la felicità di vita. L’altro è un americano ripescato da qualche storia di ghetto, ha gli occhi schizzati di chi vuol acchiappare il destino, prima che gli sfugga. Usain Bolt è davvero l’uomo più veloce del mondo: a Pechino i record hanno regalato il senso della sua imbattibilità. Tyson Gay è l’uomo che ha corso più veloce nel mondo ma, per una questione di vento a favore, quel suo tempo forsennato (9”68) non gli è stato mai accreditato. E quest’anno ha corso più veloce di Bolt: da qui il senso intrigante di una sfida. Gente che andrà a sfiorare i 40 chilometri all’ora nei momenti lanciati. Quanto una macchina, una moto, un ciclista in discesa.
Rivivremo il brivido dell’incertezza. Chissà se Bolt è davvero un ufo e soprattutto se sia tutto vero quel che luce. Ma la sua idea, «voglio essere una leggenda», a Berlino potrebbe diventare realtà. Contraddizione in termini perché la leggenda spesso ha poco di reale. Ma lo sport compie anche questi miracoli.
Cominciano con la sfida più classica dell’atletica i mondiali che oggi manderanno in onda le qualificazioni dei 100 metri maschili e domani la finale. Il copione è già scritto Bolt contro Gay. Powell e gli altri a far da cornice. Essere gli uomini più veloci del mondo nell’atletica significa dominare circa 200 paesi, regnare nell’evento televisivamente più visto dopo Olimpiadi e campionati del mondo di calcio, trovare pronti alla sfida 94 sprinter (nelle donne sono poco meno: 70). Un mondo che non ti lascia mai tranquillo, perché il doping è dietro l’angolo e le ultime storie giamaicane, ancora non risolte dalla federazione internazionale, lo dimostrano. Ma che ci sia un senso della diversità in questi due siluri rispetto al mondo sottostante, è dimostrato dalla temeraria bellezza del loro gesto atletico e del correre: totalmente distanti nella corsa come nella vita. La sintesi l’ha regalata Gay. «Io sono quello noioso, lui lo showman». Non serve altro. Gay prova il massimo della trasgressione quando mangia hamburger. Bolt si sente un uomo senza limiti. «Solo Dio sa dove posso arrivare».
Se Berlino riuscirà a fermare le nubi del suo cielo, l’Olympiastadion ancora una volta si sentirà benedetto dalla storia. C’è sapor di record nell’aria ed anche nelle facce di quei due.

Pronti a scrivere una pagina di storia che varrebbe molto più dei 160mila dollari di premio per la vittoria con un primato. Bolt ha pronto il suo show per caricare arco e freccia. Gay è un predestinato nel nome: Tyson, uno che ti sa mettere ko.

Tv: diretta Rai 2 dalle 18 ; i 100 metri domani alle 21.35

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