Le oltre 600mila tonnellate di olio doliva prodotto annualmente, per un valore a prezzi base di circa 2 miliardi, fanno dellItalia il secondo produttore al mondo e il secondo esportatore, con 340mila tonnellate, dopo la Spagna. Un posizionamento che si completa con il primato nellambito degli oli extravergini di oliva certificati, con 38 Dop e una Igp, in un mercato che negli ultimi anni è cresciuto e che ha visto i consumi nazionali salire, secondo i dati diffusi dalla Coldiretti, fino a 14 chili pro capite.
Con la necessità nel 2008 di comprare allestero olio doliva per oltre 500mila tonnellate, il 73% composto da vergine ed extravergine doliva, a colmare il divario tra produzione e fabbisogno nazionale.
Ecco allora, anche alla luce di un rapporto import/export in deficit, limportanza di garantire a chi cerca il made in Italy la trasparenza e la certezza dellacquisto. «Finalmente - sottolinea il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia - dopo una lunga battaglia in Ue, a luglio è divenuta obbligatoria in tutta Europa letichettatura dorigine per lolio vergine ed extravergine. Un successo per il nostro Paese, per lagroalimentare made in Italy, per i consumatori e i produttori». Il vero olio vergine ed extravergine doliva italiano è oggi riconoscibile grazie a indicazioni come «100% da olive italiane», ovvero «ottenuto da olive coltivate in Italia», mentre per le miscele di provenienza diversa deve essere specificato se corrispondono a oli di oliva comunitari, non comunitari o a un loro mix.
Una novità, il regolamento dellUnione europea numero 182 del 6 marzo scorso, già pronta a mettere ordine in un settore che dalla mancata chiarezza delle etichette, con i consumatori convinti di acquistare prodotto italiano, ha subito un danno annuale di circa 600 milioni.
E senza dubbio positiva anche per limmagine stessa del made in Italy: «Il provvedimento - aggiunge il ministro Zaia - è anche lo strumento di cui avevamo bisogno per combattere al meglio le contraffazioni e le truffe», tanto più utile nella difficile congiuntura, tra prezzi della materia prima in calo, vendite in contrazione e oneri produttivi in aumento, che il comparto olivicolo sta oggi vivendo. Ad attendere il rilancio, un milione di aziende agricole e 6.300 frantoi che possono contare su quasi 500 varietà di olive nostrane per produrre oli di qualità.
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