Fini dà lezioni di morale: «Le leggi non sono orpelli, imparzialità sugli appalti»

RomaSceglie non a caso un luogo simbolico: l’Aquila. E lì, chiamato ad intervenire per l’inaugurazione dell’Anno accademico universitario, Gianfranco Fini rompe un po’ il silenzio sulle vicende giudiziarie che stanno scuotendo l’equilibrio del Palazzo, senza entrare mai nello specifico dell’inchiesta fiorentina che ruota attorno al mancato G8 della Maddalena, ma non solo. Ci tiene, però, a fissare i paletti procedurali, altro che «orpelli», necessari per una corretta gestione degli appalti pubblici. E se da un lato ribadisce la piena fiducia nell’operato della magistratura, dall’altro ricorda «l’impegno e l’abnegazione» messe in campo pure dai vertici della Protezione civile, nella gestione ad esempio dell’emergenza terremoto in Abruzzo.
«Nell’assegnazione degli appalti, deve essere assicurata l’imparzialità delle procedure e la loro celerità», attacca il presidente della Camera, convinto che «la capacità di un Paese di dimostrarsi realmente avanzato ed efficiente si misura anche con la capacità di realizzare le opere in tempi rapidi, e sempre nel supremo rispetto della legge». È questo il primo punto chiave, lanciato dalla terza carica dello Stato in vista della fase di ricostruzione post-sisma, ma che può valere come monito generale. D’altronde, «in uno Stato di diritto, le procedure ordinarie non devono e non possono essere considerate come degli orpelli cui sia possibile derogare fin troppo facilmente. Chi gestisce risorse pubbliche deve sempre ricordarsi che agisce in nome e per conto della comunità». Detto questo, è ovvio che «è compito degli uffici centrali del governo, dell’autorità regionale e provinciale, dei Comuni interessati dalla ricostruzione e degli organici tecnici competenti vigilare, affinché il grande sforzo di rinascita si svolga nel pieno rispetto delle leggi e delle norme poste a tutela della correttezza e della trasparenza dell’azione degli operatori pubblici e privati».
Ma Fini allarga poi la questione. E sfiora, senza mai soffermarsi in maniera esplicita, l’inchiesta che vede indagato pure Guido Bertolaso. Per capirci, non c’è una strenua difesa personale verso il sottosegretario, come fatto da Silvio Berlusconi, ma allo stesso tempo, nel ribadire la fiducia nella magistratura, Fini non fa mancare il suo plauso ai risultati ottenuti dalla Protezione civile. «A l’Aquila è moralmente doveroso ricordare, e specie in queste giornate caratterizzate da gravi ipotesi di corruzione e di illegalità su cui siamo certi saprà fare piena luce la magistratura - dichiara il presidente della Camera, durante il discorso tenuto alla tensostruttura del Polo universitario di Coppito - l’impegno e l’abnegazione con cui le autorità provinciali e comunali, unitamente ai vertici e ai volontari della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, delle Forze dell’ordine e della Croce rossa, hanno affrontato, con grande prontezza e straordinaria efficacia, la gravissima emergenza e hanno posto le basi per una pronta ricostruzione». Un impegno comune da lodare: «Di fronte ad un sisma dalle dimensioni e dall’intensità di quello che si è verificato in Abruzzo, nessun Paese forse avrebbe potuto fare di più e meglio di quello che è stato fatto».
Insomma, un discorso in linea con il ruolo istituzionale a cui Fini non intende derogare. E che lo spinge, invece, ad auspicare che l’esperienza tragica vissuta in Abruzzo «rimetta in discussione, ancora una volta, l’adeguatezza delle normative antisismiche».

Si dovrà quindi «vigilare sulla qualità dei materiali impiegati, sull’idonea realizzazione delle opere, sui livelli costanti di manutenzione che troppo spesso in Italia continuano ad essere trascurati, soprattutto in alcune regioni».

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