Roma - "Eventuali spinte separatiste o autonomiste vanno respinte e il parlamento deve vigilare affinchè la riforma federale dello Stato non comporti discminazioni fra diversi territori". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini durante il suo intervento ad un seminario di studi parlamentari all’Università di Firenze. "Nord e sud non possono che crescere insieme", ha detto Fini. Il Parlamento "mentre si confronta sul federalismo fiscale e ricorda doverosamente i 150 anni dell’unità d’Italia, sono certo che saprà farsi garante di questo obiettivo".
"Unità e autonomia mai in contrapposizione" Unità e sistema delle autonomie "non possono essere viste in contrapposizione" ma come "piena realizzazione del disegno pluralistico della democrazia previsto dalla Costituente e che trovò applicazione nella Costituzione repubblicana". Lo ha detto Gianfranco Fini, presidente della Camera, nella lectio magistralis a conclusione del seminario di studi e ricerche parlamentari all’università di Firenze. "Le caratteristiche dell’italianità - ha detto Fini - nascono dalla pluralità di territori che caratterizzano l’identità nazionale. Questa pluralità è un patrimono unico in Europa e nel mondo e se non scade nel localismo è arricchimento, che fa dell’italianità un patrimonio inestimabile".
"Massimo scrupolo" La Bicamerale, deve porre "massimo scrupolo all’esame dei decreti delegati sul federalismo perchè è in gioco la coesione sociale". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, nella lectio magistralis durante la cerimonia di chiusura del seminario di studi parlamentari ’Silvano Tosì all’Università di Firenze. Per Fini con la riforma federale devono essere garantite le "prestazioni essenziali a tutti i cittadini", in ogni territorio. È quindi necessario evitare discussioni "affrettate". Il presidente della Camera ha sottolineato che "non solo alcune riforme sono ineludibili ma non si deve aver timore di avviare riforme dello Stato in senso federalista".
"Cavour mai cesarista" Unità e
sistema delle autonomie "non possono essere viste in contrapposizione" ma come "piena realizzazione del
disegno pluralistico della democrazia previsto dalla Costituente e che trovò applicazione nella Costituzione
repubblicana". Lo ha detto Gianfranco Fini, presidente della Camera, nella lectio magistralis a conclusione del
seminario di studi e ricerche parlamentari all’università di Firenze. "Le caratteristiche dell’italianità - ha detto Fini - nascono dalla pluralità di territori che caratterizzano l’identità
nazionale. Questa pluralità è un patrimono unico in Europa e nel mondo e se non scade nel localismo è
arricchimento, che fa dell’italianità un patrimonio inestimabile".
Berlusconi: "No al controcanto da Fini" Silvio Berlusconi vede nel futuro del Partito della Libertà
una maggioranza e una minoranza, ma dopo la votazione interna la minoranza dovrà adeguarsi alle decisioni
della maggioranza anche per il voto in Parlamento. Lo dice il presidente del Consiglio a Bruno Vespa nella lunga
conversazione sui suoi sedici anni di vita politica, rivista e aggiornata martedì 18 maggio e destinata al libro ’Nel
segno del Cavalierè in uscita il 28 maggio.
Vespa chiede a Berlusconi del suo rapporto con Fini. "Ho detto a Fini che per litigare bisogna essere in due -
risponde il presidente - e io non litigo con nessuno. Certo non si può ricoprire una carica istituzionale ’super
partes’ e fare nello stesso tempo il controcanto al governo, alla maggioranza che ti ha eletto e al movimento di cui
sei espressione". Visto che il presidente della Camera parla ormai di
Generazione Italia come di una corrente organizzata all’interno del Pdl, Vespa chiede a Berlusconi se nel partito ci
saranno formalmente una maggioranza e una minoranza. "Ho inteso e intendo costruire - risponde il premier - un partito che duri decenni e sia il protagonista della storia
italiana. Un partito così può essere soltanto democratico e trasparente con uno statuto che attribuisce ai singoli
organi direttivi delle precise responsabilità. Ci si riunisce, si discute, si pongono problemi e se non c’è unanimità di
vedute si mettono ai voti i singoli provvedimenti e la minoranza deve adeguarsi alle decisioni della maggioranza
anche per quanto riguarda il voto in Parlamento. Questa è la regola che vige in tutti i partiti democratici
dell’Occidente". "Zero" ripercussioni per governo e maggioranza dai
problemi con Gianfranco Fini.
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