Marianna Bartoccelli
da Roma
Il giorno dopo la grande euforia, tocca a Gianfranco Fini fare il punto dei rapporti dentro la Cdl. Lo fa attraverso lintervista a Lucia Annunziata, in Mezzora su Rai Tre. E superate alcune note polemiche con la giornalista, affronta le questioni principali nate dopo la manifestazione di San Giovanni: dalla possibile separazione con Casini, alle ipotesi di un suo delfinato, sino alla caduta del governo Prodi. Quali le prime conseguenze del 2 dicembre di piazza? Per quanto riguarda Casini, il leader di An, lunico ieri sul palco sempre a fianco di Silvio Berlusconi, è certo che allorizzonte non cè alcuna scissione in vista. Spiega che innanzitutto «sarebbe un errore» e che cè «un momento della propaganda (San Giovanni e Palermo, ndr) e un momento della politica».
Per quanto riguarda la politica, il leader di An si dice convinto che non può esserci «un centro alternativo alla sinistra», rispondendo così anche alle proposte avanzate da Mastella proprio a Pier Ferdinando Casini. La proposta di Mastella è, secondo il leader di An, la prova che «cè chi vuole dar vita ad un grande centro, ma non si capisce che ormai gli elettori sono molto più bipolari di quel che pensa qualche leader politico. Il confronto è tra centrodestra e centrosinistra».
È soprattutto a Casini che Gianfranco Fini si rivolge durante lintervista con lAnnunziata: «La strategia dellUdc è uguale alla nostra: far cadere il governo Prodi». E ricorda che «chi lavora per indebolire Berlusconi lavora per favorire la sinistra». Ed è questo il motivo per cui non si pone il problema del suo «delfinato». «Non è tempo - risponde alla giornalista - per il centrodestra di affrontare largomento leadership. La sinistra, se potesse esprimere un desiderio, cancellerebbe Berlusconi. E questo sarebbe già un buon argomento per non parlarne». Sulla leadership di Berlusconi è netto: «La sinistra prenda atto che il centrodestra cè e ha un leader capace di mobilitare la piazza». Una piazza che secondo il leader di An ha voluto spingere anche verso unaggregazione sempre più stretta, malgrado la resistenza che «viene dagli eletti non certo dagli elettori».
Sono le prossime scadenze elettorali che spiegano le affermazioni di Silvio Berlusconi quando parla di Casini come del «figliol prodigo che deve tornare ma in tempi rapidi». Per il presidente di An infatti i numeri in politica hanno la loro importanza ed esclude quindi che Casini correrà da solo alle prossime amministrative: «Da soli non si va da nessuna parte, anche perché gli elettori sono per il bipolarismo». Ed aggiunge: «Un centro che ha da solo la presunzione di battere la destra e la sinistra non esiste. È nostalgia del passato». Ricorda che la Dc valeva un 30-35% di consensi. Percentuali che si ritrovano «in quel partito unitario che sabato è andato in piazza». Ed a proposito della manifestazione esprime il rammarico della mancata unità della Cdl: «In un momento in cui il governo Prodi è oggettivamente debole, se la Cdl fosse stata unita anche visivamente, la sinistra non avrebbe avuto facili argomenti».
Fini è comunque fiducioso, visto che la strategia di tutta la Cdl, Casini incluso è la stessa: «Far cadere Prodi». E il timing della caduta del governo di centrosinistra è già avviato, non tanto per la manifestazione dellaltroieri ma per la Finanziaria che sta per essere varata: «Prodi ha una faccia tosta impagabile, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo».
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