Finlandia, vivere felici sapendo di essere i primi della classe

Finlandia, vivere felici sapendo di essere i primi della classe

da Helsinki

I Romei e le Giuliette della E-mail Generation vengono a stare qui. Per sposarsi, per metter su casa, avere figli e, anche o forse soprattutto, una carriera. Sono le nuove destinazioni dei nuovi europei, quelli che arrivano su un easy jet con pochi bagagli e tante idee. Come mete degli anni operosi della loro vita stanno scartando - dice chi se ne intende - gli indirizzi classici, Parigi, Londra, Roma, e scelgono invece le «città dove si vive bene». Un istituto londinese indica le preferite e c’è Helsinki, assieme a Dublino, Budapest, Siviglia e - a salvare l’onore d’Italia - Bologna. Il perché della capitale finlandese è il più sorpreso e quello con più spiegazioni. Chi crede alle statistiche le può riassumere in una sola parola: «felicità». Anno dopo anno le inchieste, i sondaggi, le statistiche indicano nella Finlandia uno dei due Paesi in cui si vive più felicemente al mondo (l’altro è l’Islanda) nonostante il clima, che però - questa è una spiegazione importante - è tanto più sopportabile laddove tutte le cose funzionano e al freddo c’è rimedio mentre altrove al caldo manca.
Alla radice di una felicità che è anche e soprattutto tecnologica c’è un miracolo, anche qui quello della Beatitudine Boreale. Che però in Norvegia e in Islanda (e domani, tramite la Groenlandia, in Danimarca) scaturisce da tesori della terra, anzi del mare: il petrolio che sgorga e l’Artico che si riscalda e si apre. In Finlandia nulla di tutto questo: oro nero non ce n’è, l’Atlantico è lontano con i suoi disgeli, del «riscaldamento globale» si sente ben poco. Accade altro: che la Finlandia è, nelle ricerche del World Economic Forum «il Paese più competitivo» sui mercati internazionali, superando gli Stati Uniti e, con margine maggiore, le nazioni europee tradizionali, cioè quelle collocate a Sud della Scandinavia. Un primato che si basa fra l’altro sulla gestione della macro economia e sulla «supremazia tecnologica». In altri termini i norvegesi sono diventati ricchi per l’abbondanza di una preziosa materia prima, i finnici per la loro «materia grigia».
Se gli Stati Uniti sono la patria di Internet, qui è nato il telefono cellulare e non esagera chi chiama la Finlandia Nokialand. Helsinki detiene anche il record mondiale degli investimenti nella ricerca tallonata da Stoccolma, entrambe davanti all’America. A Helsinki è nato un modello. C’è un’organizzazione, la Tekes, Agenzia tecnologica nazionale, che finanzia le università e gli istituti di ricerca elargendo ogni anno quasi 500 milioni di euro, 8mila per ogni cittadino.
Chi ricorda ancora la Finlandia di non molto tempo fa si sfrega gli occhi di fronte ai cambiamenti. Nell’ultimo decennio dello scorso secolo questo Paese conobbe una dura recessione che arrivò insieme al sollievo della fine della Guerra Fredda, non più minaccia sovietica alla frontiera, non più rapporti commerciali privilegiati con il mondo comunista. Risultato, una caduta nella disoccupazione. Oggi ci sono meno senza lavoro in Finlandia che in qualsiasi altro Paese europeo. Il «modello» piace. A essi i finnici debbono, fra l’altro, di essere riusciti a infilare, unico Paese nordico, un loro rappresentante nel consiglio direttivo della Banca europea appena costituita, e la prima donna, Sirkka Ahamalainen. Era l’epoca in cui Tony Blair proponeva questo Paese come esempio a un’Europa da rinvigorire.
Ma la Finlandia dà anche altri esempi. Conoscete la statistica dell’onestà nel mondo? No, la Finlandia non è la prima, è solo la seconda dietro l’Islanda (gli Stati Uniti sono al 17° posto, l’Italia al 40°). È proprio prima invece come sistema scolastico, riconosciuto come il migliore del mondo e che ha caratteristiche originali: la Finlandia è il Paese in cui i bambini vanno a scuola più tardi (a 7 anni), in cui le aule sono affollate (30 alunni per maestro come da noi qualche generazione fa) e il livello culturale più elevato. E programmi flessibili, a volte ritagliati su misura per far venire fuori da ciascuno il meglio. Ed eccoli primi della classe: nel leggere, nello scrivere e nel far di conto. E in particolare nella conoscenza della lingua latina che, altrove scartata, qui sembra essere diventata oltre al resto un hobby. Quando alla Finlandia toccò il turno di presidenza semestrale dell’Unione europea, il suo governo rinunciò a che gli atti ufficiali venissero redatti e pubblicati anche in finnico ma in compenso pretesero e ottennero che lo fossero nella lingua di Roma antica. Si poteva consultarli sotto il titolo Conspectus rerum Latinus. Il sito Internet era http//presidency.finland.fi.
Per appoggiarsi a un vecchio modo di dire veneto, norvegesi gran signori finlandesi gran dottori. E saggi in molti altri campi. Il sistema carcerario finlandese è considerato il più progredito e umano in un’epoca di pulsioni, codici e usi draconiani: celle senza sbarre e porte aperte nelle ore diurne. Una conquista resa possibile anche dalla omogeneità della società, che comprende una forte minoranza svedese, degli immigrati di stirpe finnica dal Nord della Russia e, adesso, la jeunesse dorée o quasi che arriva qui e il cui bagaglio dell’immigrante è prevalentemente elettronico.
Aiuta anche la stabilità politica: un solido governo di centrodestra che incoraggia gli investitori, un presidente socialdemocratico che rassicura i prestatori d’opera. Ed è anche abbastanza originale: Tarja Halonen ha un passato difficile e un presente disinvolto. Figlia di una ragazza madre, lo è stata a lungo lei stessa, fra i suoi hobby c’è, accanto a quello dei bagni nel gelido Baltico, prendere lezioni di danza del ventre. Un ruolo importante anche nella politica estera e non solo nell’affettuosa «protezione» per l’Estonia, vicina di luogo e di stirpe (è là che è nato, con l’aiuto dei «fratelli», lo Skype che permette di telefonare gratis dal computer infilandosi in Internet). Una più attiva amicizia con l’America, un ruolo di mediazione nei confronti della Russia (tranne quando minaccia gli estoni e intorbida il mare elettronico in cui essi navigano). Per piccina che sia, la Finlandia è obbligata a disarmare: entro il 2016 dovrà rinunciare al campo minato che la copre lungo la lunga frontiera russa. Qualcuno sospira e scherza: «Sono le nostre atomiche».
Patriottismo? Ce n’è molto, come è ovvio in un Paese indipendente da meno di novant’anni. Ma molto aperto culturalmente.

I finlandesi hanno tradotto in latino anche le canzoni di Elvis Presley e ascoltano ora una «interpretazione» afro-cubana del Kalevala, il loro poema epico nazionale. Questa specie di musical si chiama ViiS, dal numero delle battute nel metro poetico. La storia è quella di una battaglia per la conquista del Sampo, un mulino magico che può «produrre infinita ricchezza».

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