Floris in crisi perché la procura lo snobba: mi chiama, non chiama, quando chiama?

RomaAncora niente. Non un trillo, non un sms, non un «poke» via Facebook, nisba. Trani tace, Michele ci sguazza, il cuore di Giovanni affonda nell’amarezza. Perché non chiamano? Che sarà successo? Che gli avrò fatto?
Alza e abbassa invano la cornetta, il popolare Giovanni Floris. La linea c’è. La suoneria del cellulare è al massimo, l’ha cambiata persino in Bella ciao (versione anti-musicale di Santoro). Il suo silenzio non è più tollerabile. La crudeltà dei magistrati non ha limiti, non guardano in faccia a nessuno (e dire che il suo faccino ha conquistato grappoli di vecchiette). Godono a tenerlo appeso a un filo. Teso come una corda di violino, il conduttore di Ballarò ha lanciato il suo grido di dolore fin dalle prime notizie dell’inchiesta. Anche se la sua posizione parrebbe marginale, anche se la sua testa non è stata valutata alla pari di altre, Floris è stato tra i primi a poggiarla sul vassoio d’argento. «No, non sono stato ancora chiamato», ha dichiarato tre giorni fa alle agenzie stampa.
Ogni mattino ha ripetuto il suo mantra. Invano. La crisi d’astinenza è una brutta bestia e ieri il conduttore «così perbenino» s’è svegliato con i titoloni dei giornali sullo show del collega di Annozero. Non è stato un bel risveglio. Quel diavolo di Santoro, che oggi sarà pure ospite martirizzato dalla Dandini a Parla con me, ieri s’è presentato a Trani addirittura con un dossier: ecco tutte le «intimidazioni» contro il mio colosseo mediatico, ha detto. Lì dove il campione dei gladiatori è Travaglio, le belve scatenate gli altri, e solo io ho il «pollice verso». Che differenza con i minuetti di Ballarò. Sarà per questo che quei maledetti pm non mi chiamano?, s’è ritrovato a pensare il confuso Giovanni.
È stato un attimo di disperazione. Il tempo di sfidare l’insensibilità dei magistrati di Trani per la sofferenza umana, facendo trapelare la possibilità del «gran rifiuto». «Io non ho ricevuto convocazioni», ha spiegato ieri ancora una volta ai colleghi, che ormai scandiscono sulle labbra le sillabe come il mesto rosario d’un conduttore lasciato colpevolmente solo. Poi ha tirato un sospiro, Floris, e ha aggiunto: «Non so se i magistrati di Trani mi chiameranno...». È stato quasi il segno di una fiducia nella giustizia che vacilla, l’ostentazione di un bagno d’umiltà inatteso. Seguita dallo scatto d’orgoglio: «... Ma se mi chiamano...». Qui l’attenzione dei cronisti ha raggiunto l’acme. E lui ha ripreso il filo: «Ma se mi chiamano...

vado». Gli occhi tristi, però, dicevano altro: «Vado? No. Corro!».
P.s. Per i pm di Trani: per favore, fate presto. Soffre. Che vi costa? Solo 0,24 centesimi alla risposta, e qui al «Giornale» li abbiamo già raccolti.

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