Fondi immobiliari, stangata da 300 milioni

Tra i più penalizzati i tre della Bnl che dovrà versare 100 milioni

Nicola Porro

da Milano

Si vuole fornire l’ottimistica impressione che il blitz sull’Iva immobiliare colpisca solo furbetti ed evasori del quartierino. Non è così. In altre occasioni abbiamo già detto che alla fine ci sarà un aggravio anche degli affitti residenziali. Nei due primi giorni di Borsa si è visto come il decretone abbia bruciato circa un miliardo di euro delle società immobiliari quotate: toccando così le tasche anche di quei piccoli investitori che avessero deciso di investire in quelle società.
Grazie ai dati elaborati da Luca Fantin per l’Aici (associazione italiana dei consulenti e gestori immobiliari) si viene ora a scoprire che la mazzata solo riguardo i fondi immobiliari quotati sarà pari a 300 milioni di euro, nella più bassa delle stime. Facciamo un passo indietro. I fondi immobiliari sono degli strumenti di risparmio collettivo: raccolgono quattrini dai risparmiatori e poi una volta raggiunta una somma prefissata chiudono le sottoscrizioni ed investono su un parco immobili. Le quote dei sottoscrittori, semplificando, dovrebbero dare un rendimento in funzione della gestione e compravendita di questi immobili. La loro durata va da 7 a 15 anni e per la maggior parte danno un rendimento annuale, oltre alla liquidazione della quota finale rivalutata. Ebbene il valore di Borsa di questi fondi quotati del 5 luglio era pari a 2,2 miliardi di euro. Secondo la nuova normativa essi però dovranno restituire l’Iva che dal 1998 ad oggi si sono scaricati: si tratta di 296,8 milioni di euro.
L’Aici ha fatto i conti per singolo fondo. Vediamo. La sola Bnl ne ha collocati tre e dovrà restituire al Tesoro poco meno di 100 milioni. Beni Stabili (il suo vecchio azionista era il SanPaolo-Fideuram) ha anche essa tre fondi quotati: in questo caso l’Iva da rettificare è pari a 40 milioni. Investietico è un fondo chiuso di Aedes-Popolare di Milano e si trova improvvisamente in debito con il Fisco per 20 milioni. E pensare che le sue quote sono state collocate attraverso gli sportelli delle Poste italiane. Nextra, oggi del Crédit Agricole, è fuori per 30 milioni di euro. Deutsche Bank con i suoi Piramide Globale e Valore immobiliare globale si trova in debito col Fisco per quasi 50 milioni di euro. Polis già delle Popolari e oggi della Sopaf di Magnoni, deve 23 milioni di euro e Unicredito Immobiliare uno deve 34 milioni. Saldo ufficiale: 300 milioni di Iva che i fondi devono restituire al Tesoro. Saldo reale: quote dei risparmiatori che valgono 300 milioni di euro in meno. Il mercato di questo genere di prodotti non è molto liquido, gli scambi sono rarefatti, ma ciò non toglie che all’indomani del decreto governativo le singole quote hanno mediamente perso tra il 6 e il 7 per cento.


L’Iva da restituire rappresenta il 13 per cento del valore totale di Borsa di questi Fondi e se dunque il governo dovesse insistere per la sua strada, quello sarebbe il saldo definitivo di perdita in poche settimane. Per i soli 13 fondi da noi tenuti in considerazione si calcolano un milione di quote. Facendo una media si può dire che la manovra riguardi così 200mila risparmiatori. Furbetti?

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