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È fuga continua di clandestini Il premier: «Uno tsunami umano»

Bepi Castellaneta

Andrea Cuomo

RomaLa rivolta, le urla, i nuovi arrivi, poi la grande fuga e la caccia all’uomo. All’hotel Disperazione di Manduria, in provincia di Taranto, c’è chi entra e chi esce, senza valigie né sorrisi. Una giornata drammatica nella cittadina pugliese che i residenti hanno definito ieri in uno striscione «Lampedusa 2», per la presenza della tendopoli e del centro di prima accoglienza per clandestini e profughi qui deportati dopo lo sbarco nell’isola delle Pelagie.
Una mattinata ad alta tensione dopo l’arrivo di altri 1.716 immigrati con una nave giunta al porto di Taranto (poche ore dopo un’altra con 600 immigrati non è stata fatta sbarcare e molti di quanti erano a bordo si sono sentiti male) e a causa delle proteste di quanti tra gli ospiti della struttura pugliese - che può accogliere fino a 2.900 persone - pur vantando l’attestato rilasciato dall’ufficio immigrazione per avviare l’iter per la protezione internazionale non vengono fatti uscire. Dopo tutto questo nel pomeriggio scatta la grande fuga: in tanti approfittano della recinzione alta solo due metri, dei varchi aperti qua e là, dei controlli quasi inesistenti, per lasciare la tendopoli e disperdersi nelle sterminate campagne: per tutti la speranza di riprendere il viaggio verso il Nord, verso la frontiera con la Francia, verso un futuro incerto ma mai come quello lasciato alle spalle. E in questa fuga di massa, gli immigrati trovano insperato aiuto nella gente del posto, che qualche giorno fa faceva le ronde nelle campagne per scovare i fuggitivi e ora invece li nasconde, li rifocilla, li accompagna alla vicina stazione ferroviaria di Oria. Ieri Lampedusa, oggi Manduria, domani chissà. Un antipasto dello «tsunami umano» che rischia di abbattersi sulle coste italiane secondo le allarmistiche parole usate ieri dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che al termine della cabina di regia con gli enti locali ha illustrato gli strumenti che conta di usare in questa lotta contro il tempo e contro l’indifferenza del resto dell’Europa: un programma serrato di rimpatri (100 al giorno) sul quale il premier conta di chiedere un preciso impegno a Tunisi già lunedì prossimo nel corso della sua visita; una sorta di «piano Marshall» per aiutare le popolazioni africane nei loro rispettivi Paesi, con una cifra vicina ai cento milioni di euro di aiuti per bloccare l’esodo verso l’Italia; tendopoli temporanee in tutte le regioni italiane, che potrebbero essere pronte nel giro di due giorni. Un’idea questa che ha in parte diviso il governo dalle regioni, ciò che ha costretto a rinviare la discussione a una nuova riunione della cabina di regia prevista per martedì prossimo. In particolare le regioni contestano la confusione tra clandestini e profughi: secondo i governatori ieri riuniti a Palazzo Chigi a loro sarebbe spettato di occuparsi soltanto dei secondi. Inoltre le regioni si dicono sostanzialmente disponibili ad accogliere gli immigrati, ma contestano l’idea delle tendopoli. «Diciamo no a situazioni che non si possono gestire e le tendopoli non si possono gestire - le parole di Vasco Errani, presidente della regione Toscana - abbiamo chiesto una nuova proposta che l’esecutivo si è riservata di presentare martedì». Il governo comunque ha fatto sapere di avere già pronte 2mila tende per la realizzazione di campi in ogni regione italiana (Abruzzo escluso) per ospitare fino a 18mila immigrati provenienti da Lampedusa.

Mille tende con capienza 6-8 persone sono state prese dalla dotazione di riserva per catastrofi naturali e sono state montate a Manduria (400), Trapani, Caltanissetta, Potenza e Caserta (70 a testa) e Torino (300 che stanno per essere montate nell’Arena Rock, anche se ieri il sindaco del capoluogo piemontese Sergio Chiamparino ha frenato). Altre mille con capienza di dieci persone sono state fornite dal Dipartimento della Protezione civile.

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