"Il futuro è astropolitica. Si lotterà per il controllo delle risorse lunari"

Il saggista britannico ci spiega perché ora le potenze scommettono tutto sullo spazio

"Il futuro è astropolitica. Si lotterà per il controllo delle risorse lunari"

Dopo avere osservato il mondo di quaggiù, fra guerre reali e zone grigie, in bestseller come Le 10 mappe che spiegano il mondo (Garzanti 2020) e Il potere delle mappe. Le 10 aree cruciali per il futuro del nostro pianeta (Garzanti 2021), Tim Marshall rivolge lo sguardo lassù, oltre l'atmosfera terrestre, per raccontarci La terza dimensione delle mappe (Garzanti, pagg. 272, euro 19, traduzione di Sara Caraffini e Giuseppe Maugeri; in libreria dal 24 aprile), ovvero «Come la geografia dello spazio deciderà il nostro futuro». Risponde via zoom da Londra, dove vive: dopo essere stato corrispondente e inviato di guerra, oggi è impegnato con il suo sito di analisi politica internazionale thewhatandthewhy.com.

Tim Marshall, perché occuparsi di mappe nello spazio?

«Perché le relazioni internazionali si sono spostate nello spazio e, per rendercene conto, dobbiamo considerare tre aspetti: le comunicazioni, il commercio e la guerra. Del resto la corsa allo spazio ha una lunga storia alle spalle, che è quella della nostra irrequietezza, del nostro volere sempre vedere ciò che c'è oltre l'orizzonte».

Esiste davvero una «geografia dello spazio»?

«Sì, anche se è qualcosa che sorprende... La geopolitica considera fattori come le distanze, il tempo, le vie di approvvigionamento, l'accessibilità, il potenziale di un Paese; e tutto questo si può applicare allo spazio: lo fa l'astropolitica».

Per esempio?

«Nello spazio esistono dei corridoi strategici, poi dei luoghi da evitare, come le fasce esposte alle radiazioni, e anche delle proprietà di lusso, in cui si vorrebbe invece stare. Sulla Luna, per esempio, esistono luoghi più interessanti e altri meno... I più interessanti si trovano al Polo Sud: lì ci sono il ghiaccio e la maggior parte dei metalli rari di cui andiamo a caccia».

Quali risorse ci sono sulla Luna?

«Titanio, litio, silicio, non sappiamo quanto ma, probabilmente, abbastanza per farci affari. E poi acqua e ossigeno dal ghiaccio, da utilizzare per le basi lunari che gli Usa e la Cina progettano per l'inizio del 2030, e carburante per i razzi, dall'acqua».

Altro?

«L'elio-3, molto raro. Se riuscissimo a realizzare la fusione nucleare, sarebbe una risorsa enorme: secondo le stime cinesi potremmo avere energia pulita per la Terra per diecimila anni. Ma bisogna riuscirci».

C'è una battaglia in corso per la Luna?

«È inevitabile. Questa corsa allo spazio è diversa da quella degli anni '50 e '60, che era guidata primariamente dall'ideologia: l'esigenza, per Usa e Urss, allora era di dimostrare, attraverso la vittoria di quella corsa, la superiorità del proprio sistema politico. Oggi l'ideologia è secondaria, mentre prevalgono le componenti commerciali e militari».

Perché?

«Lo spazio è ormai essenziale per la guerra, per l'impiego dei satelliti. E sta diventando essenziale anche per l'economia globale, perché i satelliti sono sempre più importanti per le comunicazioni, per tracciare, per scambiare prodotti e per l'energia: è questo aspetto commerciale che spinge le maggiori aziende del pianeta a intravedere enormi profitti da ricavare lassù. Tutto questo rende lo spazio cruciale per le economie degli Stati».

Quanto sono importanti i satelliti?

«Ormai sono infrastrutture critiche. Una tecnologia fondamentale per il potere nello spazio, che richiederà sempre più protezione: non solo sistemi antihacker, per difendersi da cyberattacchi ma, a breve, anche militari».

Che tipo di difese?

«Le tre grandi potenze spaziali, Usa, Cina e Russia, hanno già sistemi di protezione, perché la distruzione dei satelliti potrebbe portare a una vera crisi. Anche Francia, Italia, Regno Unito e Giappone hanno sistemi criptografici e software antihacker, ed è probabile che presto molti comincino a usare delle tecnologie per abbagliare o accecare i satelliti tramite computer, in modo che essi non vedano più nulla... Ma c'è di più».

Dobbiamo preoccuparci?

«Quattro Paesi, Cina, India, Usa e Russia hanno testato il lancio di missili balistici dalla Terra ai propri satelliti, per distruggerli: i test erano per vedere se era possibile riuscirci ma come si colpisce un proprio satellite, si può colpire quello di un altro Paese... Per questo prevedo che, entro pochi anni, i satelliti saranno armati. Gli Usa stanno già progettando uno strato di satelliti di deterrenza. Diciamo che ci sono molti aspetti positivi, e che questi sono i lati più oscuri».

I più ambiziosi sembrano i cinesi.

«È così. Per essere una grande potenza bisogna essere una potenza spaziale. E per il 2049 i cinesi vogliono essere i più forti... Hanno scienziati e ingegneri a migliaia, sono incredibilmente ambiziosi e molto consapevoli che questo è il futuro, anzi il presente ma che, per costruire il futuro, esso è un elemento chiave. In realtà è della Terra che parliamo: se non sei in grado di competere nello spazio come una superpotenza, non puoi esserlo sulla Terra».

Anche nello spazio è finita la pace?

«Una delle tragedie dell'invasione russa dell'Ucraina è avere distrutto la pace relativa della Stazione spaziale: rimane ancora un piccolo grado di cooperazione, ma sta per finire. Oltretutto, entro cinque anni la Iss dovrebbe essere fuori servizio; a quel punto la Cina, che sta costruendo una sua stazione spaziale, sarà l'unico Paese con una stazione nello spazio. A riprova della sua volontà di avere un potere prominente».

Non la stanno costruendo anche gli Usa?

«Sì, Gateway, ma sarà pronta più tardi. Perciò ci sarà un buco temporale in cui lassù rimarrà solo la Cina».

Nello spazio Cina e Russia sono alleate come qui?

«La loro partnership nello spazio rispecchia il fatto che la Russia sia il socio junior, come sulla Terra. Le tensioni e i disaccordi nello spazio sono gli stessi di quaggiù: le discussioni sui test e sui satelliti, le lamentele verso la Russia che sposta i propri satelliti troppo vicino a quelli altrui, le lamentele della Russia verso i Paesi del blocco Artemis, vicini agli Usa, che occupano la Luna...»

Come si risolvono?

«Servirebbero delle regolamentazioni, delle linee guida concordate. Per ora non ne esistono, di fatto».

Ci saranno guerre nello spazio?

«Ormai è virtualmente impossibile fare una guerra moderna sulla Terra senza lo spazio: è un territorio di combattimento. Invece se pensiamo a una battaglia in stile Guerre stellari, non è ancora realtà, per ragioni scientifiche. Anche se la Russia ha già testato un lancio da un satellite verso un altro, ma non abbiamo abbastanza dettagli su questo».

Che cosa serve per essere potenti nello spazio?

«L'ambizione; l'abilità di realizzarla; una società altamente istruita, per produrre scienziati e astronauti. Se le metti insieme tutte e tre...»

C'è davvero una nuova corsa allo spazio?

«Assolutamente.

È diversa, perché spinta da ragioni militari e commerciali, ma ci siamo dentro. E ora c'è sempre più la percezione di essa da parte delle persone: non parliamo di fantascienza e di futuro, parliamo di fatti della scienza, ora».

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