Caro Cardinal Martino, considero sante le sue parole di condanna della scelta italiana «di aver abbandonato luso dellenergia elettronucleare». E abbandono fu, e non rinuncia: lItalia, infatti, non ha rinunciato a quella fonte, visto che, come lei stesso precisa, la importa da Oltralpe. Paghiamo di importazioni elettronucleari quanto basta per costruire, ogni anno, un reattore nucleare; uno scherzo che dura da ventanni: in pratica, abbiamo pagato noi un terzo del parco elettronucleare francese.
Ma non per rivangare cose arcinote mi permetto di scriverle, quanto piuttosto perché sento lobbligo - Dio mi perdoni - di correggere una sua affermazione che, purtroppo, a volte per eccesso di benevolenza, ma più spesso per una fondamentale incomprensione di come lumanità si serve dellenergia, è avanzata da chiunque auspica lo sviluppo «anche» della fonte elettronucleare. Questa è laffermazione: «Per affrontare il problema energetico è necessaria una politica che contempli, accanto allenergia solare ed eolica, anche lenergia nucleare». Ebbene proverò a sostenere che per affrontare il problema energetico è necessaria una politica che rinunci ad ogni velleità di servirsi dellenergia solare ed eolica. Nel contesto delluso che fa luomo dellenergia, la cosa fondamentale da capire - la più fondamentale di tutte - è che la parola chiave non è la parola «energia» ma la parola «potenza»: non apprezzare questo punto è la causa di tutti i pregiudizi e di tutte le speranze sul futuro dellenergia dal sole e dal vento. Ad esempio, chi osserva che il sole manda ogni anno sulla Terra mille volte più energia di quella che luomo consuma in pari tempo è vittima di quel pregiudizio. LItalia consuma ogni anno 40 GW-anno di energia elettrica, ma ci sono dei momenti in cui la potenza richiesta sarebbe anche di 60 GW, cosa che si impedisce che avvenga con la pratica, diciamo con un eufemismo, fastidiosa, dei blackout programmati. Per evitare i blackout avremmo bisogno di aumentare la potenza installata. Supponiamo di volerla aumentare di 1 GW: possiamo senzaltro farlo con un impianto a gas, a carbone o nucleare. Possiamo farlo con un impianto eolico o fotovoltaico (FV)? La risposta è una e una sola: no. Anzi, no: quando il vento non soffia o il sole non brilla quegli impianti è come se non ci fossero. Quindi, il vero ostacolo alluso dellenergia del sole e del vento sono il sole e il vento. Essi non erogano energia con la potenza adeguata alle nostre necessità e nei momenti dei nostri bisogni: lenergia dal sole e dal vento è illusoria perché la potenza dal sole e dal vento sono inservibili.
I costi delle tecnologie eolica e FV, allora, troppo spesso ma impropriamente invocati come lostacolo alla loro diffusione, semplicemente imprimono a qualcosa che è morta sul nascere, solo il colpo di grazia. Vediamo lentità di questo colpo. Gli impianti più costosi convenzionali sono quelli nucleari: un impianto nucleare che eroghi 1 GW-anno lanno di energia elettrica costa meno di 3 miliardi. Un impianto che eroghi, ogni anno, la stessa energia costa 6 miliardi se eolico (6000 turbine!) e 60 miliardi se FV ma - senza aver evitato la necessità, comunque, dellimpianto convenzionale - alla fine dei 20 anni della sua vita avrà fatto risparmiare appena un miliardo di euro in uranio.
Nel caso del FV, poi, i pannelli incidono per meno della metà: quindi, il FV non conviene anche se i pannelli fossero gratis! Come si vede, ogni velleità di servirsi dellenergia dal sole o dal vento è in realtà un ostacolo allo sviluppo delle tecnologie che eroghino energia con la potenza confacente ai nostri bisogni: appare quindi necessario abbandonare quelle velleità. Per noi, in Italia, significa abbandonare quanto prima il governo di Prodi.
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