G8, spunta un’altra casa: prestanome

Una quinta compravendita immobiliare sarebbe stata perfezionata con assegni circolari per 520mila euro emessi dall’architetto di fiducia dell’imprenditore Diego Anemone, Angelo Zampolini

G8, spunta un’altra casa: prestanome

Nel filone perugino dell’inchiesta sul G8 spunta una quinta compravendita immobiliare che sarebbe stata perfezionata con assegni circolari per 520mila euro emessi dall’architetto di fiducia dell’imprenditore Diego Anemone, Angelo Zampolini. Il notaio è lo stesso dei rogiti per gli appartamenti dell’ex ministro Claudio Scajola e del generale Francesco Pittorru, Gianluca Napoleone, e il giorno in cui viene formalizzata la compravendita è il 7 luglio del 2004, appena 24 ore dopo l’acquisto della casa di via del Fagutale, intestata a Scajola, e del contestuale passaggio di assegni circolari per 900mila euro alle venditrici, Barbara e Beatrice Papa. Assegni emessi da Zampolini e, per gli inquirenti, riferibili a Diego Anemone.

Proprio seguendo i percettori degli assegni circolari «sospetti» gli agenti della tributaria, dopo aver individuato le compravendite degli immobili dell’ex ministro, del generale e del figlio dell’ex presidente del consiglio superiore dei Lavori pubblici, Angelo Balducci, sono arrivati a quest’ultima casa. C’erano 52 assegni da 10mila euro ciascuno intestati a Maurizio De Carolis. E la tributaria ha scovato un atto di compravendita di quel giorno di luglio del 2004. Venditori Maurizio De Carolis e Daniela Alberti, acquirente Alberto Donati, titolare di un sito di e-commerce.

Oggetto del contratto, un appartamento in un bel palazzo a due passi da piazzale Flaminio, a Roma, al civico 5 di via Emanuele Gianturco, 5 vani al terzo piano. Il prezzo di vendita registrato è però inferiore alla cifra degli assegni circolari intestati a De Carolis: 390mila euro. Per gli inquirenti il sospetto è che quella compravendita nasconda un prestanome, ma per gli altri inquilini del palazzo in quell’appartamento abita proprio la famiglia Donati. Sempre dalla Procura di Perugia salta fuori un’altra operazione sospetta. Sempre luglio del 2004, sempre con assegni circolari che Zampolini avrebbe emesso per un prestanome. Qui la somma ammonta a 562mila euro, che sarebbero serviti per lavori di ristrutturazione.

Intanto il tribunale del Riesame si è riservato la decisione sul ricorso dei pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, che si

erano visti rigettare dal gip la richiesta di arresto per Zampolini, Claudio Rinaldi e il commercialista di Anemone Stefano Gazzani. Per Zampolini, che starebbe collaborando, i pm hanno ritirato la richiesta di arresto.

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